Suonare la chitarra jazz, oggi, è quanto mai difficile e impegnativo. Specie se non rifai il verso a nessuno dei tuoi colleghi, né rimandi ai maestri del passato, ma ti esponi con un sound originale, un mirabile fraseggio e un’impostazione che non ha eguali. Jakob Bro, artista danese, è davvero al giorno d’oggi l’unico chitarrista a non essere incasellato in uno stile o in una scuola. Potremmo forse azzardare una comunanza d’intenti con Bill Frisell, con il quale ha anche duettato e collaborato, ma in realtà Jakob è dotato di una visione musicale molto più ampia che non scade mai nella ripetitività, “malattia” che purtroppo ha colpito Frisell nelle sue più recenti uscite discografiche.
Michael Hafftka, Portrait of Jakob Bro
Concepire un album come Uma Elmo (ECM) partendo da una dedica ai propri figli (Uma ed Elmo, appunto) e creare un piccolo distillato di poesia sonora, equilibrio ed emozioni, non è cosa da tutti. Jakob Bro ci è riuscito alla perfezione, reduce da una lunga gavetta sia in patria sia negli USA. È stato alla corte di Paul Motian, 1 dei protagonisti di quella “Università del Jazz” che fu la Electric Bebop Band; e successivamente ha militato nel quintetto di Tomasz Stanko. 2 leader esigenti e geniali che hanno sempre privilegiato una musica introspettiva, meditativa, di larghe vedute e di ampio respiro che attinge alla sensibilità personale, all’io e al vissuto sviscerando emozioni e sentimenti. Forse più “seduta psicanalitica” che semplice album di musica, Uma Elmo si candida fin da ora a essere 1 dei più riusciti lavori discografici del 2021.
Jakob Bro
Delicata ma intensa, profonda come un quadro impressionista che fa ricorso alle infinite combinazioni cromatiche della tavolozza, Bro ha confezionato un’opera “bella” nel senso più alto del termine coadiuvato dal magnifico Arve Henriksen alla tromba (lo ricorderete senz’altro accanto anche a David Sylvian, nonchè protagonista di quella scena jazz norvegese di cui è “maître à penser“) e dal raffinato Jorge Rossy, batterista catalano del 1° trio di Brad Mehldau e in seguito al servizio di Steve Swallow. Jakob non cerca di cogliere l’attimo fuggente, e tantomeno utilizza colori e sfumature in funzione della luce che vuole esaltare nella sua composizione. I rapidi tocchi, le pennellate, gli accordi appena accennati, non sono “virgolettature” a sè stanti ma descrivono una fantasmagorìa di stati d’animo ben sottolineati dalla tromba ispirata di Henriksen e dalla percussione minimalista di Rossy.
Arve Henriksen
Bro e i suoi sodali rinunciano all’accidentalità sonora e cromatica a favore di un tratto forte e deciso e di un’intensa gamma di sfumature e abbellimenti che accentuano i valori emotivi della musica proposta, rispondendo non tanto a una trascrizione musicale del sentimento, quanto al modo di sentire, suo e dei suoi collaboratori, che apportano “variazioni sul tema” perfettamente inserite nel racconto globale. L’amore per la cultura giapponese, i suoi miti e le sue tradizioni millenarie, lo porta inoltre a una maggior disinvoltura nel rappresentare gli spazi e il silenzio, che introduce liberi giochi cromatici e composizioni spesso temerarie e bidimensionali, non bloccate in mortificanti e limitative volumetrie jazzistiche.
Jorge Rossy
L’ascoltatore, in queste tracce, coglie le inquietudini che tormentano l’autore ma anche il sentimento e la positività dell’amore: non solo nei confronti dei 2 pargoli del titolo, ma anche verso chi lo ha lanciato nell’Olimpo dei grandi protagonisti del jazz contemporaneo. Toccanti, infatti, sono le dediche a Tomasz Stanko e a Paul Motian, maestri che hanno lasciato un segno indelebile nella crescita umana e artistica del chitarrista danese. Mettere in musica se stessi, l’atto di eseguire un autoritratto in note, presuppone grande onestà intellettuale ma può accentuare una crisi esistenziale o una debolezza. Rischio che per fortuna Jakob e i suoi amici non corrono, proprio perchè egli è pronto a fronteggiare le pulsioni più laceranti e i dubbi più oscuri.
Uma Elmo è una rivelazione, uno splendido haiku che ci consegna un chitarrista dallo stile unico, ammaliante, inimitabile. Ed è una riconciliazione con la grande musica improvvisata che sottolinea come un’opera d’arte sincera, appassionata e onesta sia foriera di grandi emozioni e di godimento.