Mettiamo il caso che l’Orco di Pomona, cioè Tom Waits, scopra un bel giorno di avere un gemello separato alla nascita. Lo troverebbe di certo in Romagna sotto lo pseudo-nome di… Vince Vallicelli!
A questo punto il bravo, diligente critico musicale vi sciorinerebbe un interminabile, noiosissimo elenco di date, eventi, concerti, collaborazioni e quant’altro di enciclopedico si possa trovare in giro. A noi, però, non interessa questo approccio, ma cercare di scavare/scovare un po’ dell’artista-uomo dietro ai tamburi.
Vince Vallicelli
L’innata curiosità musicale di Vince l’ha portato fin dai primi anni 70 a strusciarsi con i generi più disparati: pop, rock, blues… Se vogliamo poi trovare un’affinità waitsiana, è nella cavernosa voce: se quella di Tom Waits ha visitato gli alambicchi del bourbon del Kentucky, quella di Vince Vallicelli si è “gargarizzata ” nelle assolate, aspre colline del Sangiovese. Lui, difatti, non è solo un “batterista ” ma compone, canta, interpreta ed è un curioso esploratore di sonorità. Non esita cioè a confrontarsi con la natura, non solo cercando di carpirne gli umori e i suoni quando va per boschi e foreste a caccia di vibrazioni nei rami e nei tronchi degli alberi, ma portando in questi luoghi – come uno sciamano blues – il suono del gong.
Che la sua sia la lucida incoscienza di un uomo vissuto che ha saputo nutrire il bambino che porta in sé, lo testimonia Casadei secondo Vince, il suo album registrato nel 2023 a Forlì e pubblicato da Casadei Sonora dove scortica, dissecca, strapazza, candeggia la mazurka (o mazurca). Tanto per intenderci, quel ballo di coppia vivace, d’origini polacche, a 3 tempi e dal ritmo spesso e volentieri sincopato, reso popolare e “nobilitato ” grazie a Fryderyk Chopin (1810-1849), diffuso in Italia dai Casadei, le cui orchestre dei vari componenti della famiglia hanno fatto danzare e sudare parecchie generazioni.
In questo suo autentico colpo di genio, Vallicelli ha deciso di farsi accompagnare da I Ruvidi – nome appropriato di un gruppo d’élite della scena musicale romagnola – e insieme hanno selezionato 9 tracce dal glorioso repertorio dei Casadei. Il risultato è sorprendente e per nulla dissacrante, come ci si potrebbe aspettare. Anzitutto, a evidenziarsi è una profonda ricerca sulle sonorità del dialetto romagnolo che molto si adatta al blues, grazie al frequente utilizzo delle finali tronche e delle “terzine ” non baciate.
E se sono di grande fascino gli arrangiamenti scarni ed essenziali che vanno diretti alle radici dell’etimo, la vocalità di Vince e lo “slow pace ” del ritmo ci avvolgono e ci confortano come una calda coperta attorno al fuoco del bivacco.