Tratto dal soggetto originale di Laurent Baffie e dall’adattamento spagnolo Toc Toc diretto da Vicente Villanueva, Una terapia di gruppo è uscito in Italia per la regia di Paolo Costella, che con Michele Abatantuono e Lara Prando ha partecipato alla sceneggiatura.
Pieno di tic nervosi per colpa della Sindrome di Tourette, Federico (Claudio Bisio) rischia di perdere moglie e figlia per la sua incapacità di avere interazioni “normali ”. Annamaria (Margherita Buy) è una maniaca del controllo che trascorre le giornate a verificare più e più volte di aver chiuso l’auto, spento il gas e via discorrendo. Un irrefrenabile impulso, il suo, che le sta rovinando la vita – sia lavorativa, sia privata – al punto da non riuscire neppure a firmare le carte del divorzio, poiché teme che il marito non ce la faccia senza di lei.
© Riccardo Ghilardi
Essendo aritmomaniaco, il tassista Emilio (Claudio Santamaria) conta invece qualunque cosa gli capiti a tiro e perciò sta per essere lasciato dalla donna con cui vive, mentre la ricercatrice Bianca (Valentina Lodovini), soffrendo di misofobìa, evita qualsiasi contatto fisico pulendo ossessivamente ogni oggetto contro germi e batteri. Infine Otto (Leo Gassmann) e Lilli (Ludovica Francesconi): il primo, terrorizzato di rimanere escluso da qualcosa e quindi impossibilitato a staccarsi dal cellulare; la seconda, maniaca di quella simmetrìa che le fa ripetere 2 volte ogni frase ed evitare di toccare le righe mentre cammina.
In perenne crisi, i 6 pazienti si danno per errore appuntamento alla stessa ora nello studio del Professor F. Stern, luminare nel campo del Disturbo Ossessivo Compulsivo, ma ad accoglierli è la segretaria Sonia (Lucia Mascino) che ha la tendenza a impicciarsi e a parlare troppo, la quale comunica loro che il dottore non solo è in ritardo, ma si troverebbe all’estero in attesa che il suo aereo decolli. A Federico, Annamaria, Emilio, Bianca, Otto e Lilli non resta che improvvisare una terapia di gruppo autogestita. Iniziano così a raccontarsi i loro disturbi psichiatrici, allo scopo di aiutarsi l’un l’altro senza bisogno del terapeuta.
Nonostante la bravura degli attori e la bella colonna sonora di Michele Bravi, Una terapia di gruppo non riesce proprio a decollare. Tolta qualche sporadica risata, la componente surreale della versione spagnola qui non c’è; l’intreccio si trascina fino alla fine con un buonismo quasi stucchevole e con la sensazione che si potesse fare di meglio. In più, banalizzando le fobìe e le soluzioni proposte, c’è un po’ troppo “volemose bene ” e poco divertimento. Peccato davvero.