– Ehi, cosa succede? Il nostro amico Luigi ha deciso di esplorare il corpo, un oggetto che dura un tempo limitato e non mi sorprende che sia entrato in una dimensione testa-mentaria.

– Sono le parole che fregano, e forse anche sfregano, fino a lucidare un pezzo dietro l’altro e a fare del corpo un oggetto d’arte. Poi Lionel ci ha messo le immagini, Gianni le musiche. E il patatrac è fatto.

– Il corpo si fa a pezzi, lo si conosce a sprazzi: per immaginarlo servono soprattutto le parole con tutti i loro sensi e nonsensi…

– Un po’ dada, un po’ surreale, magari anche un po’ demenziale, una specie di teatro della follìa. Non ti pare?

– Però certi pezzi se li è dimenticati: penso al naso, allo stomaco, al ventre, alle chiappe, al sesso, ai polpacci…

– Forse non li ha dimenticati, li ha solo sottintesi. A lavorare con le parole ci sono sempre parecchie cose che finiscono sottintese.

– D’altronde ogni corpo è un universo davvero complicato. Il tentativo di descriverlo tutto è una fatica infinita, quasi inesauribile.

– Direi piuttosto che le parole sono degli strumenti inesauribili. Tanto che a volte mi chiedo: dove sta il seme della follìa? Nella testa o nella lingua? Nel pensiero o nella parola?

– Certo, se lo scopo è guardare dentro il mistero del corpo con le parole, tutto si può evocare: achille pièveloce, maradona, gianni meccia, totò con le sue spalle, italo calvino, o chicchessìa…

– Siamo sempre lì, tra la carne e la follìa.

© Lionel Borla

Luigi Mantovani e Lionel Borla, Testa – Mento, gmebooks, 43 pagine, € 20
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