Tutto quello che so, l’ho imparato dal calcio:
– Quelli bravi rendono semplici le cose difficili, perché sono intelligenti.
– Quelli bravi non parlano mai dei loro successi del passato, perché sono umili.
– Quelli bravi stanno davanti durante gli allenamenti e tirano il gruppo, perché conoscono il valore del sacrificio.
– Quelli bravi non urlano mai al compagno che sbaglia un pallone ma hanno sempre una parola di incoraggiamento, perché conoscono l’importanza del gruppo e aiutano tutti a tirare fuori il meglio di sé.
– Quelli bravi non insultano gli avversari, perché ne hanno rispetto.
– Quelli bravi non trovano scuse nelle sconfitte, non danno la colpa all’arbitro, perché sanno accettare i propri errori.
– Quelli bravi non si fanno condizionare dal pubblico, dal tifo avverso, dagli articoli dei giornalisti, perché hanno fiducia in loro stessi.
– Quelli bravi, se stanno perdendo 1 a 0 e gli fischiano un rigore a favore all’ultimo minuto, prendono il pallone, lo sistemano sul dischetto e lo calciano nel sette, così, senza un brivido, perché sanno che nei momenti decisivi tocca a loro prendersi le responsabilità e non hanno paura.
Se ci pensate sono regole universali, si possono applicare in ogni momento della vita e in ogni ambiente, in fabbrica o in ufficio. Quelli bravi lo dimostrano coi fatti, e fanno così. Sono pochi, molto pochi, credetemi. I più millantano. E si gonfiano di parole.
Ho cercato di raccontare tutto questo nel mio ultimo libro, Rimpalli.
Teodoro Lorenzo (in piedi, il secondo da sinistra) con la maglia dell’Alessandria
Il calcio è l’elemento centrale del mio argomentare, ma in fondo è solo un pretesto per parlare di vita. Del resto, le mie esperienze nel mondo del calcio professionistico non avrebbero interessato nessuno, e giustamente, visto che sono stato un carneade qualsiasi. Così ho raccontato l’infanzia e l’adolescenza di chi l’ha vissuta negli anni 60 e 70 del secolo scorso e l’ha vissuta a Torino: città fredda e dura, da sempre dominata dall’impronta data dai Savoia, ai quali ho rivolto la mia disistima e per alcuni il mio palese disprezzo.
Nel libro spiego il perché. Ma non posso abusare dello spazio concessomi così gentilmente. Raccontare tutto il contenuto del libro non mi è possibile. Vi assicuro, però, che parlo anche di personaggi positivi, eroi del nostro tempo e di quello passato: Giuseppe Garibaldi, Primo Levi, Pietro Anastasi, Pelè, Diego Armando Maradona. Ma anche del Comandante Mark. Lo conoscete?
Scritto da Teodoro Lorenzo, classe 1962, torinese, ex calciatore professionista (ha militato negli anni 80 nella Alessandria) e oggi avvocato, Rimpalli (Voglino Editrice, Collana Essere, 104 pagine, € 14) è il racconto autobiografico di un’adolescenza vissuta sulla strada, segnata dall’inesorabile amore per il pallone.
Dall’oratorio e in seguito attraverso le giovanili della Juventus, il protagonista approda al professionismo conoscendo il mondo del calcio di cui fornisce originali punti di vista e sorprendenti considerazioni. La sua, però, sarà una breve permanenza: il destino sempre in agguato che determina le vicende di ogni calciatore lo ghermisce inesorabile.
Numerose digressioni in ambito storico, sociale e letterario accompagnano la vicenda principale, dando al libro un valore aggiunto e assumendo, in alcune parti, la profondità del saggio.