Difficile da credere ma è vero. What’s My Name è il 20° album solista di Ringo Starr. E badate bene: la cronologia non include le numerose incisioni live uscite nel corso degli anni e le partecipazioni nei dischi altrui. C’è da sottolineare che il buon Ringo è sempre stato straordinariamente coerente, sia nelle registrazioni in studio sia nei tour, tenendo oltretutto conto che ha compiuto 79 anni. Ogni estate fa il giro del mondo con i suoi All Starrs, i suoi concerti riscuotono sempre un enorme successo ed è fra i pochi artisti della sua generazione che continua a lavorare in questo modo.

Dal vivo, poi, è sua consolidata abitudine domandare al pubblico «What’s my name?» e sentirsi puntualmente rispondere all’unisono “RINGO!”. Colin Hay (ex Men at Work) che ha suonato spesso in tournée con lui, ha sfruttato questo slogan per comporre l’azzeccato, energetico pezzo che dà il titolo all’album e al 1° singolo. E c’è da dire che gli amici di Ringo sono presenti dall’inizio alla fine del disco: Joe Walsh ha per esempio scritto (e suonato) la traccia d’apertura, Gotta Get Up To Get Down, che ricorda gli album starriani degli anni 70, mentre Steve Lukather dei Toto ha composto la melodicissima Magic con l’ex Beatles. Il quale non si è certo risparmiato scrivendo, ispiratissimo, It’s Not Love That You Want che va considerata come una delle sue più belle canzoni di sempre. E altri All Starrs arricchiscono What’s My Name, tra cui Edgar Winter, Richard Page, Warren Ham e Dave Stewart.

Come nei dischi precedenti, Ringo si è messo a rivisitare il passato: stavolta con una sua versione di Money, gestendo una voce particolarmente modulata che (nonostante tutto) funziona. La canzone, decisamente rock, viene messa oltremodo in risalto da esperto musicista quale è; e dalla sua batteria che da sempre ne riconosce i fulgidi trascorsi storici.

Punto esclamativo, inoltre, per la presenza di Paul McCartney (basso e voce) che si unisce a lui dando vita a un’incredibile versione di Grown Old With Me, brano a cui John Lennon stava lavorando ma che non è riuscito a ultimare. Ringo era venuto a sapere che John aveva dichiarato in una demotape che quella canzone sarebbe stata perfetta per lui. Tant’è che dopo 39 anni Starr & McCartney si sono messi d’impegno e il risultato è a dir poco sbalorditivo: probabilmente i migliori 3 minuti di tutto l’album, arrangiati da Jack Douglas che aveva co-prodotto nel 1980 l’ultimo album di Lennon, Double Fantasy.

What’s My Name è esattamente ciò che ti aspetti da Ringo Starr: un’altra incisione ricca di ottimi brani (10 in totale), superbamente prodotta, registrata nel suo studio domestico a Beverly Hills (il Roccabella West) e focalizzata as usual sul suo meraviglioso messaggio di Peace & Love.