La sua prima personale, definita sul comunicato stampa “senza troppe pretese”, sta andando in scena nella ristrettezza di 30 mq. Qui, ai piedi di un palazzo milanese dove in tempo di guerra c’era un rifugio antiaereo, oggi fa ben parlare di sé lo Spazio Amato che ha deciso di puntare le sue carte su mostre di artisti emergenti.
Va da sé, allora, che il tortonese Giulio Alvigini, classe 1995, creatore/curatore della pagina Make Italian Art Great Again che su Instagram ribalta trumpianamente a velenosi colpi di meme quel Sistema dell’Arte inteso come circolo esclusivo, ad altro non ambisca, con Volevo fare una mostra, se non a una chance espositiva per farsi conoscere. E ci riesce eccome, tramutando i suoi meme in oggetti/opere d’arte.
Una volta che avrete bypassato l’angusto ingresso del bunker ed esorcizzata la scritta È VIETATO L’INGRESSO AI NON ADDETTI AI LAVORI, colui che fra l’altro va certamente lodato per aver pubblicato il Manuale per giovani artisti (italiani semplici) vi si svelerà in tutta la sua caustica sincerità con uno striscione recitante I DON’T NEED SEX THE ART WORLD FUCKS ME EVERY DAY (Non ho bisogno di sesso. Il mondo dell’arte mi fotte ogni giorno); una tenda da doccia con sopra stampato in corsivo minuscolo fuck italian art send nudes; un asciugamano che equivale a un manifesto programmatico: NASCI CRITICANDO IL SISTEMA DELL’ARTE, MUORI FACENDONE PARTE.
Altrove (come fa l’iper popular Osho, che prende una foto e la commenta in romanesco: ad esempio Carlo d’Inghilterra che al telefono chiede “Come te senti Mà?” e la Regina Elisabetta che gli risponde “So sopravvissuta alla peste der ‘600, figurati se me spaventa er covid”), Alvigini che spesso si è definito “un giullare di corte” non esita a ritrarsi come PLAYBEUYS (citando Joseph Beuys, in assoluto lo sciamanico più fuori dal coro) e a immedesimarsi in bianco e nero, dentro uno smoking che non fa una grinza, nel sogghignante Jack Torrance di Shining: Capodanno 2021, Artworld Hotel (anziché Overlook Hotel), Italia (invece di America), circondato da spettri cattelaniani, re rebaudenghiani, bonamiani, vettesiani, achillebonitoliviani…
E mentre Johnny Depp (siamo nel rivisitato momento clou del film Neverland – Un sogno per la vita del 2004) domanda al bimbo “Ehi, perché piangi?” e il piccolo gli risponde “Sono un giovane artista italiano”, vi sembrerà di udire distintamente la voce del giovane Giulio intento a declamare: “Galleria numero zero/Nel successo io ci spero/Se la sorte non mi premia/mi riciclo in Accademia/Curala a me la mostra/Curala a me la la…”.
P.S.: Se uno spazio si prende il Covid e fa un tampone, è es-positivo?
Giulio Alvigini
Volevo fare una mostra
Fino al 5 marzo 2022, Spazio Amato, via Vallarsa 20, Milano