Siamo nel Cafonal, per dirla dagostinamente. Né poteva mancare (mancato di recente, fra l’altro) un pingue Gianni De Michelis, apostrofato «avanzo di balera» da Enzo Biagi e paparazzato accanto a una sguaiatamente vezzosa Sandra Milo, che a sua volta ritroviamo di rosso vestita mentre porge al Presidente Pertini una mela (avvelenata?). È uno scioglilingua di foto questo Party Politics (forse ispirato nel titolo all’omonima rivista peer-reviewed di scienze politiche) che sta andando in scena a Roma. L’ennesimo colpo di genio di Francesco Vezzoli: esploratore della cultura superpop, gran cerimoniere dell’high and low art, fine dicitore della Grande Bellezza Trash. «Aldo Moro o Enrico Berlinguer in compagnia di una soubrette? Non esistono. Politica e spettacolo hanno iniziato ad andare a braccetto solo a partire dagli anni 80», ha dichiarato l’artista bresciano che s’è preso la briga di raccogliere i migliori, sguaiati e grotteschi flash dell’epoca, tradurli quasi tutti in gigantografie, dorarli in cornici deluxe come fossero capolavori pittorici dei maestri del passato – Hans Holbein il Giovane (i suoi ritratti cortigiani), William Hogarth (i suoi soggetti morali moderni)… – e concedersi lo sfizio di ritoccare (ricamandoli da par suo) i primi piani in formato ridotto.

Spalleggiato da un testo sferzante per ogni opera in mostra, redatto dal giornalista e scrittore Filippo Ceccarelli che sul tema la sa lunga (fra i suoi scritti: Lo stomaco della Repubblica. Cibo e potere in Italia dal 1945 al 2000; Il teatrone della politica; Il letto e il potere. Storia sessuale d’Italia da Mussolini a Vallettopoli bis e Invano. Il potere in Italia da De Gasperi a questi qua) Vezzoli ripercorre l’inizio della fine mondano, edonistico e caciarone dell’impegno politico nel Belpaese riempiendoci gli occhi di scatti fotografici memorabilmente arricchiti (nel senso di nuovi ricchi), carnascialeschi (nel senso di Massimo Cacciari, a Venezia, con Mara Venier) e paraculi. Con l’onnipotente PSI craxiano in avanscoperta.

Sicchè è tutto uno sgomitare, un rincorrersi, un affannarsi dell’apparire costi quel che costi: fra un Giuliano Ferrara affossato nel divano con Moana Pozzi; Edwige Fenech, prima immortalata con Biagi e poi con Susanna Agnelli; la Lollo e Giulio Andreotti, un po’ intronati dai flash; Bettino Craxi e consorte, con Berlusconi rampante a un’incollatura. E momenti che definire cult è riduttivo: una raggiante Sophia Loren baciata dal comunista Gian Carlo Pajetta; Craxi che arringa la folla e sulla parete opposta Ornella Vanoni che la arringa con l’ugola, accomunati da passepartout rosso garofano; De Michelis a colloquio con Tinto Brass; Andreotti in udienza tv da Raffaella Carrà; Ilona Staller aka Cicciolina che si triplica dentro e fuori il Parlamento; Andreotti, Corrado, Vittorio Gassman, Biagi, Gianluca Vialli, Zucchero e Beppe Grillo, in posa inamidata e armati di Telegatto. E una volta usciti dalla Fondazione Giuliani? Si ha la (decadente) certezza che nulla è cambiato. Ma proprio nulla.

Party Politics
L’intrattenimento della politica, la politica dell’intrattenimento
Fino al 19 luglio 2019, Fondazione Giuliani, via Gustavo Bianchi 1, Roma
tel. 0657301091

Foto: © Roberto Apa