L’Ucraina è balzata all’attenzione di tutti a causa dell’aggressione da parte della Russia. Fino ad allora, poco o nulla si conosceva di questa splendida terra: se non per via di un calciatore famoso come Andriy Shevchenko, Pallone d’oro nel 2004, o per le composizioni a essa dedicate dal compositore russo Modest Mussorgskij. Eppure, in quella lontana regione a metà fra l’Europa e l’Asia c’è un fermento culturale, una vita artistica da fare invidia perfino alla nazione europea più evoluta.

Scrittori, cineasti, registi, musicisti e poeti stanno realizzando opere dal valore indiscutibile: fra questi, spicca il talento di un autore conosciuto soprattutto per le sue colonne sonore, che debutta in pompa magna con l’album Theory Of Becoming su etichetta ECM, nella sezione New Series dedicata alla musica contemporanea. Si tratta di Evgueni Galperine, per metà francese e per l’altra metà ucraino, che porta dentro di sè la doppia natura di musicista colto europeo e la dimensione tragica dell’essere ucraino. Evgueni è un mago dell’elettronica, un esperto di campionamenti che basa la propria musica sull’incontro fra le nuove tecnologie e la voce potente, suadente e malinconica degli archi: in particolare del violoncello, a cui affida spesso le parti soliste.

In questo incontro-scontro fra passato e futuro, tradizione e rivoluzione, risiede la sua proposta musicale fatta di momenti, a volte brevissimi, nei quali un’idea viene fissata per sempre nella memoria dell’ascoltatore per poi essere riproposta sviluppata o addirittura stravolta. La guerra, il clima terribile di quest’ultimo anno sono sì presenti, ma le sue composizioni risalgono a prima dello scoppio del conflitto, quasi fossero un triste presagio. Tant’è che il brano This Town Will Burn Before Dawn appare come un’agghiacciante previsione e la sua musica non può che evocare l’incedere di passi che ricordano un esercito in marcia, in prossimità dell’alba. Atmosfere cupe, archi dolenti, tutto concorre a rendere “visibile ” una terribile scena di guerra. Una rara bellezza musicale, si direbbe, se non fosse che quella guerra è tutt’ora in atto.

La perfetta alchimìa di suoni digitali e suoni naturali, la rielaborazione al computer, i solisti che vengono alla ribalta sullo sfondo di un tessuto sintetico affascinante quanto ipnotico, fanno dell’opera prima di Galperine un piccolo capolavoro di emozioni sapientemente distillate; uno sciame elettronico sotterraneo, profondo, intimo, dove spiccano a turno le voci e gli strumenti reali. Alla stregua di uno sciamano, Evgueni unisce, cuce, taglia e ricuce frammenti di musiche e di echi che provengono tanto dal minimalismo contemporaneo, quanto dalla musica sacra medievale. Riti antichi e musiche ancestrali si fondono a suggestioni futuriste, testimoniando l’umanità di un compositore che vuole affermare come la poesia e la musica possano contribuire alla bellezza del mondo, a farlo ritornare sereno come un’alba riflessa nel mare sul porto di Odessa.

Soudain, le vide, ad esempio, è il ricordo in musica di un amico scomparso: un’elegia melanconica ma suadente che avvolge con note mai banali, con progressioni armoniche elaborate, lasciando trasparire un sentimento sincero che non è solo dolore, né rimpianto, ma un ricordo vivo che rende immortale quell’attimo in cui fissi il volto dell’amico nella tua memoria, allo scopo di custodirlo per sempre. Space Wanderings è invece un omaggio alla grande letteratura di Philip Dick e un momento di consapevolezza sulla caducità dell’essere umano e l’idiozia di distruggere il pianeta sul quale vive, mentre Kaddish non è che la preghiera ebraica (chi di voi ricorda il capolavoro di Allen Ginsberg?) in onore dei defunti. Ma in questo caso assume un significato più profondo: è un grido di speranza lanciato da suoni sintetici, su cui la voce umana e il violoncello ricamano effetti straordinari.

Questa è una musica capace di dare una direzione precisa all’ascoltatore indirizzandolo al “sentire “, non solo all’ascoltare. Vita e morte sono nozioni troppo complesse. Per questo c’è la filosofia, ma la musica a volte può aiutare. La morte è il vuoto, il nulla, l’azzeramento; ma poi, verso la fine di Theory Of Becoming c’è un’esplosione di suoni, di rumori campionati. Un caos controllato capace di liberare l’anima, che a sua volta esce dal corpo per unirsi all’energia cosmica. L’idea di improvvisazione, quindi, può ben sposarsi con il concetto di caos. È ciò che ha fatto Evgueni Galperine con la sua musica che racconta storie, ma lasciando a chi ascolta la libertà di scegliere quale sia la storia.