Silenziosi. Sostanzialmente immobili. Inquadrati in primissimo piano da una cinepresa Bolex. Factory People a getto continuo: musicisti, pittori, poeti, modelle, danzatori, junkie, drag queen. Occhi nascosti dagli occhiali da sole, Lou Reed beve una Coke. Militante nei Velvet Underground come Lou, Nico si mette in posa, indolente, alzando lo sguardo al cielo. Ann Buchanan, amica beat di Neal Cassady e di Allen Ginsberg, fa sì che una lacrima le solchi la guancia. Freddie Herko, il danzatore anfetaminico, si accende una sigaretta. Jane Holzer, algida come una diva, si pulisce sensualmente i denti. Edie Sedgwick, la Musa fra le muse, socchiude appena gli occhi. Dietro la Bolex c’è Andy Warhol. Dal 1964 al 1966 filma 500 uomini e donne, ciascuno/a per 3 minuti, al rallenty. Li mangia con gli occhi come un voyeur. Li (psycho)analizza. Fa cinema, e vampirizzando le sue prede ne ricava da ognuna un micro-film in bianco e nero che poi archivia. E ogni tanto, quelle prede, Drella si mette a raccoglierle in gruppo: 13 Most Beautiful Girls e 13 Most Beautiful Boys.

Dean Wareham e Britta Phillips

13. Come gli Screen Test che nel 2010 si sono dotati di un suono. A selezionarli (su commissione dell’Andy Warhol Museum di Pittsburgh, dopo averne visionati 150) ci ha pensato il chitarrista e cantante Dean Wareham che da sempre ama la musica dei Velvet al punto da averla “clonata” nei Galaxie 500 e poi nei Luna, dal 1992 al 2005, per 7 dischi. Nei Luna Wareham ha fatto entrare Britta Phillips, bassista e vocalist diventata sua moglie. Insieme, come Dean & Britta, hanno inciso L’Avventura (2003) e Back Numbers (2007): album fascinosi, chiaroscurali, eppure nulla in confronto a 13 Most Beautiful… Songs For Andy Warhol’s Screen Tests che in questi giorni pandemici non riesco proprio a smettere di riascoltare. Canzoni e pezzi strumentali che dopo essersi guadagnati spazio in 1 Dvd e 1 tournée che ha visto la coppia sonorizzare in diretta ogni singolo filmato, sono usciti in 2 Cd (potete acquistarli su Discogs).

Lou Reed in un fermo immagine dello Screen Test girato da Andy Warhol

In ordine d’apparizione, ecco il Silver Factory Theme ricamato da ripetitivi fraseggi di chitarra che “commentano” lo screen test devoto a Billy Name, colui che fotografava le Superstar warholiane e tinteggiò di Silver la Factory; ecco la cover di I’ll Keep It With Mine di Bob Dylan: folk urbano/cameristico al servizio di Nico; Not A Young Man Anymore, pezzo velvettiano che si appiccica al ritratto di Lou Reed con rimbombi dark e frustate rock; I Found It Not So, umbratile ballad che accarezza il primo piano di un’altra icona della Factory, Mary Woronov; If Don’t Rain In Beverly Hills, technopop e inflessioni chitarristiche in onore di Edie Sedgwick; Incandescent Innocent, riverberi à la Heroin per Freddie Herko, che si suicidò gettandosi nudo da una finestra; l’International Velvet Theme, che zooma su Susan Bottomly con una delicatezza che viene spezzata dalla chitarra elettrica in distorsione; Teenage Lightning: elettronica glaciale nello stile dei Suicide per Paul America, l’attore underground; Herringbone Tweed: passo blues e retrogusto di Sweet Jane per Dennis Hopper; Richard Rheem Theme: audace puzzle elettronico, alla Kraftwerk; Knives From Bavaria (Jane Holzer): ciondolante, persuasiva ballata; Eyes In My Smoke, sanguigno rockabilly per Ingrid Superstar; Ann Buchanan Theme: struggenti sonorità per quella furtiva lacrima. Andy Warhol, da lassù, avrà apprezzato eccome.