Riavvolgiamo il nastro. Dopo essersi giocata con Bryan Ferry la leadership dei Roxy Music a colpi d’ego trip, Brian Eno da Woodbridge, Suffolk inglese, abbandona la band e a parte l’esordio solista total glam con l’Lp Here Come The Warm Jets (1973) e le 3 maiuscole incursioni nell’art rock con Taking Tiger Mountain (By Strategy), Another Green World e Before And After Science (1974, 1975, 1977) mette a frutto le avanguardistiche ispirazioni – John Cage, Terry Riley, La Monte Young, Cornelius Cardew, John Tilbury – plasmando un’ambient music dai risvolti spesso e più che volentieri cinematici.

Brian Eno

Non a caso, fra l’altro, la sua prima composizione datata 1970 aveva sonorizzato il cortometraggio Berlin Horse diretto da Malcolm Le Grice; e altrettanto non a caso, l’album Music For Films del 1978 raccoglie composizioni che ipotizzano una colonna sonora per un possibile film accomiatandosi di fatto con Final Sunset, scritta nel 1976 per il Sebastiane di Derek Jarman. Buona parte di quegli immaginari temi si ritaglieranno poi spazio in altre pellicole jarmaniane, dentro Breathless di Jim McBride (il remake di À bout de souffle/Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard); nella scaletta di A Better Tomorrow di John Woo (Sparrowfall) e nella soudtrack di Safe di Todd Hayes (Slow Water).

Che insomma Sua Sperimentalità Brian Peter George St. John le Baptiste de la Salle Eno abbia da sempre a cuore il grande schermo, lo testimonia la prima antologia in tal senso, Film Music 1976-2020, che raccoglie 17 brani per 67 minuti di suoni ambient in ogni declinazione possibile. Incorniciati da una copertina/collage di fermi immagine cinematografici che ricorda certe opere New Dada e Pop Art assemblate e/o dipinte da Robert Rauschenberg (1925-2008), Cd e Lp fanno scorrere senza un ordine cronologico temi per film, serie tv e documentari. A sorpresa si comincia dal piccolo schermo con Top Boy (Theme), dalla prima serie di Top Boy diretta nel 2011 da Yann Demange, puntando su dolci, reiterati rintocchi melodici che vengono in qualche modo seguiti e sublimati dall’orecchiabilità pop di Ship In A Bottle (da The Lovely Bones di Peter Jackson, 2009). Blood Red (Francis Bacon’s Arena, Adam Low, 2005) sviluppa invece sospensioni armonico-rumoriste, mentre un technopop innervato dal ritmo in levare, da un basso caracollante e dall’algido canto eniano scandisce Under (Cool World, Ralph Bakshi, 1992); atmosfere chiaroscurali dettano le coordinate di Decline And Fall (O Nome da Morte, Henrique Goldman, 2017); voli siderali solcano il Prophecy Theme (Dune, David Lynch, 1984); un costante battito elettronico accompagna Reasonable Question (We Are As Gods, David Alvarado/Jason Sussberg, 2020) e un impercettibile/percettibile drumming scandisce Late Evening In Jersey (Heat, Michael Mann, 1995).

Dopo le tranquille rifrazioni melodiche della Beach Sequence by Eno & U2 (Beyond The Clouds, Michelangelo Antonioni, 1995); l’inaspettata propensione al folk e alla new age di You Don’t Miss Your Water (Married To The Mob, Jonathan Demme, 1988) e l’ambient faccia a faccia con il country di Deep Blue Day (Trainspotting, Danny Boyle, 1996), riecco Top Boy (stavolta la seconda serie, diretta da Jonathan van Tulleken, 2013) con interferenze, rumorismi e borborigmi a sottolineare The Sombre, che ritroviamo quasi tali e quali in Dover Beach (Jubilee, Derek Jarman, 1978).

E se tanto Design As Reduction (Rams, Gary Hustwit, 2018) quanto Undersea Steps (Hammerhead, George Chan, 2004) trovano la loro ragion d’essere nelle oscillazioni e nelle scansioni elettroniche, la già citata jarmaniana Final Sunset sembra precorrere le sperimentazioni b-side dei bowieani Low e Heroes, mentre i riverberi e le rifrazioni sonore di An Ending (Ascent), dal film For All Mankind diretto da All Reinert (1989), rappresentano l’epilogo ideale di questo album, massì dai, molto d’essai.