Il 24 novembre 1991, un trafiletto in fondo alla prima pagina del Corriere della Sera riporta questo elogio funebre: “Batterista dei Kiss muore a 41 anni“. Da rimanerci secchi. Ma come? Il più simpatico, il più umile, quello che chiese l’autografo a Gene Simmons dopo l’audizione «perchè comunque vada sono un tuo fan»… Proprio a lui doveva toccare? Quello che i primi tempi usciva dallo studio di registrazione senza occhiali da sole e veniva letteralmente preso d’assalto dai fan che lo riconoscevano subito? Purtroppo sì.

Kiss: Gene Simmons, Eric Carr, Ace Frehley, Paul Stanley

Non era un periodo in cui i Kiss vendessero o spopolassero granchè, dato che pubblicavano dischi quasi metal più che glam rock; ma l’impronta di Eric Carr, dopo quella dello storico Peter Criss, si faceva sentire. Stile assai personale e pesante, interpretava bene i pezzi secondo un’impostazione che si potrebbe definire una via di mezzo tra Ringo Starr (Beatles) e John Bonham (Led Zeppelin) – specialmente nel riuscito album Creatures Of The Night, uscito nel 1982 – dove il cambio di passo tra sound vecchio e nuovo è molto marcato. Batterista dalle rullate secche e veloci per poi mantenere il tempo alla grande in tutto il pezzo, Criss ebbe un degno sostituto.

Peter Criss, drummer storico dei Kiss

Entrambi cantanti solisti, apportavano alla band un sostegno fondamentale, specialmente negli innumerevoli concerti live che i Kiss hanno all’attivo. Dotati di un set batteristico incredibilmente fornito, avevano quell’ampio spazio solistico che il pubblico americano adorava. In più, evento raro per un batterista, Criss fu il cantante di un singolo, Beth, che spopolò negli States: una ballata malinconica tutta violini e voce, dalla forte carica emotiva.

Che dire? Qui si tributa massimo rispetto per la classe di Eric Carr, artista della vecchia guardia che contribuì non solo a rendere portante nelle rock band più giovani la ritmica incisiva e marcata, ma anche a diffondere l’idea che a volte la semplicità e la naturalezza nei comportamenti pagano eccome. Il tutto reso ancora più evidente lavorando al fianco di Paul Stanley e Gene Simmons, personaggi sempre al centro del gossip, sempre in atteggiamenti da super rock star nelle foto, nei concerti e nei video (spesso circondati da playmates) dei quali tutto si può dire, tranne che volessero apparire persone pacate e “umili“.

Eric Carr testimonial della batteria Ludwig