“Il nome New York New York viene da New che vuol dire nuovo, nuova, da York che vuol dire York, e da New York che vuol dire New York”. Inizia così il romanzo Giovani, artisti e disoccupati: da una New York al quadrato, megalopoli opportunistica, dalle infinite opportunità. Capace di crearti e distruggerti. Illuderti e disilluderti. New York New York, come la intonava Frank Sinatra a mo’ di “happy end” di ogni suo concerto. Cyrille Martinez, scrittore dell’underground parigino, ce la presenta così. New York New York, scrive, fu la prima città ad avere un Quartiere degli Scrittori: tanti, sempre di più, troppi. Tant’è che i non-scrittori non si sentirono più a casa propria. A New York New York approdano da emigranti i futuri genitori di John (Giorno: futuro poeta Beat) e di Andy (Warhol: futuro guru della Pop Art). Si tuffano in tutto ciò che New York New York offre loro: libri, cinema, musica, musei, gallerie d’arte. Poi danno alla luce 2 figli unici: John e Andy. “Andy intraprese una carriera nella comunicazione visiva. Disegnava scarpe, scatole, boccette, spazzole, pettini, federe per cuscini, lavatrici, frullatori, giocattoli a forma di armi, armi a forma di giocattoli”. Dopodichè si mette a realizzare delle serie: Oggetti ingombranti, Oggetti a sorpresa, Lavatrice a programma invertito, Pistola a duplice omicidio… I clienti si lamentano. Licenziato. John, invece, fa il matematico finanziario a Wall Street. E fa delle “avances” sempre più spinte a un collega d’ufficio dal fisico scultoreo. Licenziato per molestie sessuali, decide: farò il poeta vivente. Tra vernissages d’arte, serate perse e poesie sonore, John e Andy incrociano le loro vite disoccupate. Nel cuore di questo romanzo ironico e inquieto, il ritratto che la Martinez fa di Andy è fulminante: “Testa capelluta o albero di Natale ad altezza uomo. Sembra muoversi. Si tratta di una testa. Una testa dai capelli decorati, argentati, ramati, screziati, dorati, capelli che scintillano, luccicano, brillano, offrono migliaia di variazioni a seconda delle variazioni della luce. Capelli da festa”. John, dal canto suo, quando non declama poesie in pubblico è strafatto di droghe e alcol. Talmente strafatto da addormentarsi ovunque si trovi. Andy, al contrario, soffre d’insonnia: colpa delle anfetamine. Ed è convinto che qualcuno prima o poi gli farà la pelle.
Si ritrovano, i 2, “giovani innamorati nello stesso letto”. Per il semplice motivo che “John ama Andy perché è Andy. Andy ama John perché è John. John crede che Andy sia orribile. Andy crede che John sia bellissimo”. Difficile sgomitare fra gli squali di New York New York. Ma Andy incontra Eleanor che possiede il Museo. Ecco l’opportunità di New York New York: dipingere non-stop sino a farsi riconoscere, quotare, collezionare. E inaugurare lo Studio. È il Periodo d’oro: “Andy vende tutto ciò che pensa. Andy vende tutto ciò che tocca. Andy vende tutto ciò che firma. Andy vende delle opere prima ancora di realizzarle, per il solo principio che saranno firmate Andy”. E John? Declama e dorme, dorme e declama. Strafatto. Ma Eleanor ha in programma una mostra di Andy e John. Titolo: Il Dormiente. Durante il vernissage, il futuro Beatnik dorme e la futura Pop Art Superstar lo riprende con la cinepresa mentre dorme. Succederà ancora, ancora e ancora. Per 6 settimane. Sleep. Anche John, vivaddio, non è più disoccupato. È il poeta vivente che dorme. Ma se per caso un collezionista decidesse di acquistarlo, Il Dormiente? Ah, New York New York…
Cyrille Martinez, Giovani, artisti e disoccupati – Andy Warhol e John Giorno cercano fortuna a New York, Edizioni Clichy, Collana Gare du Nord, 144 pagine, € 14
Foto: Andy Warhol, Sleep, 1964