C’è stato un tempo, spalmato nel 1969, in cui David Bowie ha deciso di scrollarsi di dosso il pop/folk/vaudeville, con un orecchio ai pezzi intonati in cockney dal suo mito Anthony Newley. Per dare una svolta alla sua carriera in evidente stasi, gioca d’anticipo sull’allunaggio dell’Apollo 11 e l’11 luglio pubblica il singolo Space Oddity lanciando in orbita quel Major Tom destinato a tornare ciclicamente nel suo repertorio.

Da lì al long playing intitolato David Bowie come il disco precedente, il passo è breve: uscirà il 4 novembre 1969. Nel frattempo c’è da dare una sverniciata all’immagine, perciò occorre il fotografo giusto e Bowie lo identifica in Vernon Dewhurst. Entrambi vivono negli appartamenti di Clareville Grove, nel South Kensington londinese. David abita all’ultimo piano del palazzo insieme alla sua fidanzata, Hermione Farthingale; Vernon lo va spesso a trovare ed è lì che ascolta per la prima volta Space Oddity.

Poi viene invitato al Beckenham Arts Lab, dove il cantante sta organizzando un one-day free festival, e non esita a fotografarlo durante una performance. «Quando vide i miei scatti mi propose di incontrare Calvin Mark Lee, responsabile per l’Europa della divisione A&R della Mercury Records, per discutere della copertina dell’Lp che stava preparando», ricorda Dewhurst.

Bowie e il discografico ipotizzano un ritratto in primo piano che emerge da uno sfondo nello stile Op Art (che va tanto di moda) del pittore ungherese Victor Vasarely, ma sono tutt’altro che certi si possa realizzare: «Dissi loro che la cosa era fattibile e David mi raggiunse nel mio studio in St. Michael Street, a Paddington, dove gli scattai con la mia Hasselblad 3 rullini di Ektachrome. Posava con estrema naturalezza: era sicuro di sè, rilassato, divertente. Dopo qualche tentativo andato a vuoto, realizzai il montaggio che mi avevano commissionato».

David Bowie, Space Oddity photo session, 1969 by Vernon Dewhurst

Di recente il fotografo ha recuperato i negativi della sessione, rendendo disponibili solo 3 varianti della foto originale, alla quale va aggiunta l’elaborazione grafica della “versione Vasarely“. Sono scatti a dir poco magnifici, che catturano l’essenza di un David Bowie riccioluto, labbra socchiuse, sguardo magnetico. Immagini coinvolgenti di colui che nel 1971 (dopo la sterzata hard/psichedelica di The Man Who Sold The World) darà il via con l’album Hunky Dory alla sua fase legata anima e corpo al glam rock.

Fotografie che la Wall Of Sound Gallery propone in esclusiva, “certificate” da Guido Harari che ha conosciuto e fotografato i “pesi massimi” della musica internazionale: da Fabrizio De André a Bob Dylan, da Bob Marley a Vasco Rossi, fino a Frank Zappa e a Lou Reed. È lui che insieme a Cristina Pelissero gestisce dal 2011 la galleria piemontese rendendola location ideale non solo per gli appassionati di dischi e foto, ma anche per i collezionisti abituali e per chi desidera muovere i primi passi in questo settore. E cosa c’è di meglio, allora, se non iniziare da questo Bowie d’annata?

Wall Of Sound Gallery
via Gastaldi 4, Alba (CN)
tel. 0173362324

David Bowie, Space Oddity Cover, 1969 by Vernon Dewhurst