Du gust is megl che uan”, era lo slogan pronunciato da un imberbe Stefano Accorsi nella pubblicità del Maxibon. E siccome al Joevinyle Showcase – Music in the Street può succedere che l’unione faccia la forza, domani sera sabato 2 luglioTwo DJs will be better than one”. DJ Set, quindi, per Carlo C & Delux.

Iniziamo da te, Delux, al secolo Claudio De Luca.
«Sono siciliano di Messina, vissuto musicalmente nelle discoteche di Milazzo, quindi in quelle di Taormina – che negli anni 90 davano l’opportunità di confrontarsi con dj affermati – e poi trapiantato da 20 anni a Parma. Il che mi ha permesso, grazie a Carlo, di farmi totalmente coinvolgere dal funky (io che provenivo dalla house siciliana) e poi di migrarlo verso la soulful, la nu-disco, il nu-funk».

Carlo C, all’anagrafe Carlo Chiappini, sei nato e cresciuto nella provincia di Parma…
«E ho approcciato la consolle a 16 anni, frequentando la discoteca in paese la domenica pomeriggio. Ero attratto, oltre che dalle ragazze, da quello che faceva il disc jockey, da come mixava i vinili, dalle strumentazioni. Mi appostavo accanto alla consolle e curiosavo. Un giorno, il dj mi ha chiesto se volevo imparare e poi, eventualmente, sostituirlo nell’imprinting musicale di allora: dance anni 80, italo disco… Ma io preferivo l’afro-funky che andava in onda su Rete Radio Azzurra. Poi, con i primi soldi guadagnati ho comprato 2 piatti, i primi vinili e ho cominciato a esibirmi alle feste, tra amici».

Carlo C

Cosa significa condividere un DJ Set?
Delux
: «Vuol dire amalgamarci, miscelare le nostre scelte. In questo modo, io ho la possibilità di suonare qualcosa di più vicino agli appetiti musicali di Carlo; e a lui, di accarezzare quelle sonorità che sono a me più care. Detto ciò, non c’è nulla di pianificato: siamo istintivi, umorali, attenti a come il nostro stato d’animo viene recepito dalla pista e quali sensazioni, di conseguenza, percepiamo».

Per entrambi, cosa c’è di più bello nel deejaying?
Carlo C: «Al di là del riscontro della pista, è bello ogni tanto proporre un disco fuori dai canoni, poco conosciuto, perfino anti commerciale. E dopo il DJ Set incontrare qualcuno che mi chiede il titolo per acquistarlo o scaricarlo. Significa, in quel momento, divulgare una parte di cultura nascosta che le radio commerciali non propongono mai».
Delux: «Una buona selezione musicale è già di per sè appagante. In più, l’aspetto della mixata ha la sua grande importanza: a casa, educando musicalmente mio figlio Alessio che vorrebbe intraprendere questa strada, lo sollecito a tenere la mente ben aperta precisandogli che non ci sono solo le hit del momento, ma esiste tanta altra musica che vale la pena di ascoltare e approfondire».

Ve lo ricordate il 1° disco che avete acquistato?
Carlo C: «Nel mio caso più di 1, essendo da sempre un compratore seriale. Ma se devo scegliere, ti dico Straight To The Bank di Bill Summers».
Delux: «Il volo del calabrone a 45 giri. Ero molto piccolo».

Delux

Cosa presenterete al Joevinyle Showcase?
Carlo C
: «Musica anni 80 con incursioni nel funky, magari mischiandoli con The Wall dei Pink Floyd o Mammagamma dell’Alan Parsons Project».
Delux: «Remix recenti di pezzi classici: Joey Negro che rivisita Christopher Cross, una rilettura in chiave house di Cerrone pescata da una compilation della Glitterbox».

Qual è, se esiste, il valore aggiunto di un dj?
«Proporre musica rigorosamente in vinile. È come la ricetta esclusiva per lo chef stellato».