Da sempre la storia dell’arte e della critica analizza temi e metafore trattate anche dalle altre discipline umanistiche. La Natura, il Sacro, l’Uomo e la sua dimensione corporea, sono alcuni degli elementi che hanno interessato maggiormente gli artisti di ogni epoca e provenienza. La cultura umanista ha di volta in volta caratterizzato nelle fondamenta i tratti artistici evolutivi che hanno informato i canoni estetici e stilistici come il Classicismo greco, il Rinascimento, il Romanticismo. Il concetto di Corpo ha attraversato, mutando, queste epoche fino ai giorni nostri. L’arte si è fatta polisemica e si esprime con mezzi e segni che interpretano la moderna percezione del mondo: fotografia, videoarte, performing e land art. Approcciare quindi una mostra imperniata sul concetto di Corpo, potrebbe sembrare un esercizio obsoleto. Ardeat Corpus, progetto curatoriale di Marco Bellomi e Massimo Allegri, si prefigge di rinvigorire proprio l’inossidabile tema della corporeità.

A partire dal titolo è già una connotazione particolare, una dichiarazione d’intenti e opportunità significanti: il corpo come crocevia di sensi, portatore di conoscenza, mezzo di relazione del con il mondo. Mai come oggi possiamo considerare i nostri corpi terra di confine, luogo dove agire la relazione complessa del Sé, le proprie esperienze, il percepito dell’Alterità. Un corpo così concepito e strutturato, non può che in-carnare quell’esperienza vibrazionale dinamica, quella dimensione “accesa” di un corpo ardente che bruciandosi viene divorato da “fiamme semantiche”. Un corpo ardente portato al limite in senso filosofico, mistico, alchemico, sensuale, fisico, metafisico. I linguaggi artistici contemporanei, con la loro capacità di veicolare e interpretare la complessità del mondo, diventano ancora una volta i mezzi propulsivi che i curatori di questa mostra utilizzano per affrontare il tema centrale.

«Abbiamo individuato un tema che ci è apparso da subito molto potente, promettente, stimolante quanto sfidante», dichiara Massimo Allegri. «La scelta degli artisti, quindi, è stata effettuata in base al loro valore artistico, alla poetica e alla coerenza con il tema. Non abbiamo volutamente preso in considerazione alcun criterio commerciale: e questo ci ha garantito una totale diversità rispetto alle dinamiche tipiche del sistema dell’arte».

«Per noi è stato essenziale stabilire un rapporto relazionale con gli artisti», precisa Marco Bellomi. «Una volta dato e discusso il tema centrale, abbiamo cercato di far percepire la nostra disponibilità a un approccio che non vincolasse i termini interpretativi, quanto quelli espositivi. Inoltre, abbiamo ricercato attraverso lo “studio visit” di conoscere l’artista nel suo mondo creativo».

Gli artisti coinvolti in Ardeat Corpus utilizzano diversi linguaggi: alla pittura si affianca la scultura, l’installazionesite specific” ma anche fotografia, video art e performance art. Ampio spazio, inoltre, viene dedicato alla musica: elettronica, classica, di ricerca. Ed è contemplata la parola: recitata, meditata, esplicata. Dalla visione di questa mostra, non si esce con certezze e risposte univoche intorno all’arte e al corpo. Se ne esce, ce lo auguriamo, con qualche domanda in più su ciò che l’arte dovrebbe indurre e prospettare.

Partecipano ad Ardeat Corpus: Marco Bellomi e Massimo Allegri (curatori e artisti), Viveka Assembergs (scultrice), Paolo Bertazzoni (critico), Paola Brusa (pittrice), Errico Buonanno (scrittore), Tiziana Cera Rosco (scultrice), Francesco Cerutti (pittore), Maurizio Anshu Ferro (relatore, monaco zen), Gruppo Vocale Chanson d’Aube, Annibale Gerolamo Covini (performer), Marilina Giaquinta (poetessa e scrittrice), Claudio Micalizzi (musicista), Anna Nicoli (attrice), Riccardo Sinigaglia (musicista), Giovanna Torresin (artista), Graziano Villa (fotografo), Christian Zucconi (scultore).

Ardeat Corpus
dal 29 aprile al 5 maggio 2019, Sotterranei del Castello Visconteo, Abbiategrasso (MI)