In bella mostra c’è anche lei. Il Museum of Modern Art di New York l’ha da poco acquisita e ora questa icona del “made in Italy” viene esposta per la prima volta al pubblico in The Value of Good Design, l’esposizione che racconta la storia del design industriale (e della conseguente commercializzazione di massa) attraverso l’inesauribile collezione del MoMA. È la Fiat 500 F, la più famosa di sempre, prodotta fra il 1965 e il 1972, di enorme successo per le sue linee funzionali e l’impiego di materiali economici. Alla base del suo concept c’era l’idea che il design di qualità dovesse essere accessibile a tutti. Meglio conosciuta come “la Cinquecento”, progettata dall’ingegnere Dante Giacosa e lanciata sul mercato a partire dal ’57, ha incarnato i tratti tipici del design modernista. Ma a proposito di design economico, “C’è arte in una scopa? Sì, se è stata progettata per essere utile e di bell’aspetto”. Questa citazione del 1953, tratta dalla recensione sul settimanale Time di una fra le prime esposizioni di design al MoMA, ripropone il fatidico quesito: cos’è il buon design? E come può migliorare la vita di tutti i giorni?
The Value of Good Design ne esplora il potenziale “democratizzante” con mobili, elettrodomestici, oggetti in ceramica e in vetro, elettronica, mezzi di trasporto, articoli sportivi, giocattoli e grafiche sottoforma di bozzetti, cataloghi, manuali e manifesti, ricordando una serie di iniziative del MoMA, intitolate Useful Objects e Good Design, organizzate anche a Stoccarda, Helsinki e New Delhi, che dalla fine degli Anni ’30 alla metà degli Anni ’50 hanno sostenuto prodotti contemporanei, d’alta qualità e per tutte le tasche. Il concetto di “good design” ha oltrepassato anche l’ambito museale spingendo negli anni successivi al secondo conflitto mondiale i governi posizionati su entrambi i lati della “cortina di ferro” ad abbracciarlo come strumento vitale per la ricostruzione economica e il progresso tecnologico. Questa sorta di respiro globalizzante si riflette nella varietà e nella versatilità degli oggetti esposti: dalla Cinquecento prodotta in serie per il mercato italiano, alla macchina fotografica Werra fabbricata in Germania Est; dalla tv giapponese Sony, a una semplice sedia da cucina prodotta in Brasile. Piccoli e grandi esempi di utilità che si affiancano a oggetti iconici (e per certi versi sorprendenti) fabbricati in America: la Chaise dei coniugi Charles e Ray Eames, la caffettiera di vetro Chemex, il “pulisci gamberi” di Irwin Gershen… Ma cosa potrebbe significare, oggi, “buon design”? E ancora: è possibile tradurre e ridefinire per i fruitori del 21° secolo i valori del passato? Ai visitatori di questa mostra, invitati a giudicare alcuni “classici” ancora in produzione – come la Bowl Chair dell’italo brasiliana Lina Bo Bardi – l’ardua sentenza.
The Value of Good Design
Fino al 15 giugno 2019, The Museum of Modern Art, 11 West 53 Street, New York
tel. 001-212-7089400
Foto: Dante Giacosa, 500 F City Car, designed 1957 (this example 1968), The Museum of Modern Art, New York, gift of Fiat Chrysler Automobiles Heritage
Max Bill, Kitchen Clock, 1956-1957, The Museum of Modern Art, New York, Architecture & Design Purchase Fund
L.M. Ericsson Telephone Company, Sweden (est. 1876), Ericofon Telephone, 1949-1959, The Museum of Modern Art, New York, given anonymously
Greta Von Nessen, Anywhere Lamp, 1951, The Museum of Modern Art, New York, Architecture & Design Purchase Fund
Sony Corporation, Tokyo (est. 1946), Television (model TX8-301), 1959, The Museum of Modern Art, New York, gift of Jo Carole and Ronald S. Lauder
Lina Bo Bardi, Poltrona Bowl Chair, 1951, The Museum of Modern Art, New York, committee on Architecture and Design Funds