Il 9° album dei Fab Four, intitolato semplicemente The Beatles e conosciuto dai più come White Album, viene realizzato nel 1968 come doppio Lp con 30 brani che spaziano fra lampi di genio e momenti di autoindulgenza. Come ha affermato Paul McCartney: «Avanzavamo verso nuove direzioni senza una mappa…». Questa nuova edizione per il 50° anniversario è ancora più ampia e ambiziosa: con una delle sue numerose versioni, la Super Deluxe Edition, che include 107 brani fra cui demo e versioni alternative. A differenza del precedente Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band inciso in modo meticoloso, ricco di effetti e infinite sovraincisioni, il White Album viene registrato in varie riprese in modo disinibito e immediato. Come un “live” in studio. L’album originale, ora remixato con maggior brillantezza sonora da Giles Martin (figlio del produttore originale George Martin), offre alcune delle canzoni più memorabili di Lennon & McCartney: ad esempio la melodica Julia di John, messaggio toccante per la sua defunta madre. Blackbird di Paul, spesso visto come metafora della lotta americana per i diritti civili, è invece diventato uno standard del finger-picking per chi suona la chitarra. Di minor spessore sono Don’t Pass Me By di Ringo e la prosaica canzone di McCartney stile cowboy intitolata Rocky Raccoon, fino ad arrivare a quell’autoindulgente picco con Revolution 9, collage sperimentale di 8 minuti. Ciò che cattura di questa nuova versione dell’album, oltre alla elevata qualità sonora dell’originale, sono le oltre 2 dozzine di demotapes acustiche e 50 takes dalle sessioni che procurano veri brividi: dalla versione lunga 10 minuti di Revolution 1 (che dà il via ai dischi delle sessions) a una di quasi 13 di Helter Skelter che rivaleggia con quella ufficiale per intensità, fino a un primo accenno di una canzone intitolata Let It Be che verrà ripresa l’anno successivo.

Le storie dietro queste incisioni (anche 50 anni dopo) sono affascinanti quasi quanto la musica che hanno prodotto. Qualche esempio? Fra il ritorno dall’India e l’inizio delle sessions John si unisce a Yoko Ono, lascia Cynthia Powell e raggiunge New York con Paul per promuovere Apple Corps; lì McCartney riaccende l’interesse per Linda Eastman e una volta tornato a casa annulla il fidanzamento con Jane Asher. Mentre le registrazioni proseguono, il desiderio di autonomia dei Beatles in studio aliena a tal punto il loro produttore George Martin da fargli abbandonare la scena e andarsene in vacanza per 1 mese. Le accuse secondo cui ciascuno dei 4 lavorava per conto proprio in studio di registrazione, si sono ampiamente ridimensionate; e pur manifestandosi le prime tensioni all’interno del gruppo, queste sessions testimoniano ancora una forte e giocosa interazione: come la jam-session di I Will che si snoda attraverso una versione di Blue Moon alla maniera di Elvis Presley, fino a un tema televisivo su cui stava lavorando McCartney e a Can You Take Me Back?, breve intermezzo che nell’album originale collega Cry Baby Cry e Revolution 9, qui proposta integralmente per la prima volta. Di queste 50 takes sono da evidenziare anche la versione di Step Inside Love, scritta da McCartney e ufficialmente pubblicata da Cilla Black; e What’s The New Mary Jane? di Lennon rimasta da sempre inedita. Sono inoltre presenti altre jam-sessions, oltre a quella già menzionata, che spaziano da St. Louis Blues a una Lady Madonna per batteria e pianoforte, fino alle takes strumentali di Back In The U.S.S.R., The Inner Light e Birthday.

Nella Super Deluxe Edition (6 Cd + 1 Blu-ray) così come nella Deluxe Edition (3 Cd) il vero pezzo forte è il famigerato nastro Esher Demos, finalmente in versione integrale. Nella sua casa di Esher, fuori Londra, George Harrison possiede un registratore Ampex a 4 tracce; e in un solo giorno di fine maggio 1968 i Fabs incidono 27 canzoni in forma puramente acustica (un vero e proprio “unplugged”) che sarebbero diventate la base per l’album bianco. 19 di questi brani verranno poi ufficialmente registrati e utilizzati. Queste demotapes, in precedenza, erano state incluse in alcuni bootlegs dall’audio mediocre; e solo una manciata sono state pubblicate ufficialmente nei volumi di Anthology. Fra i momenti più significativi, spiccano la prima versione di Back In The U.S.S.R. oltre a vari pezzi registrati in seguito come Circles di Harrison e pubblicati nell’album solista Gone Troppo del 1982, nonchè Mean Mr. Mustard e Polythene Pam che troveranno spazio in Abbey Road. Per non dire poi delle versioni acustiche, affascinanti e melodiche di Ob-La-Di, Ob-La-Da e Happiness Is A Warm Gun; e di brani apparsi nei primi dischi solisti di McCartney (Junk) e di Lennon (Child Of Nature, che si trasformerà in Jealous Guy) oltre a Sour Milk Sea di Harrison poi registrata da Jackie Lomax, artista dell’etichetta discografica Apple. Queste registrazioni si apprezzano ancora di più se comparate a quelle che sono le versioni definitive e ufficiali; a dimostrazione che anche mezzo secolo dopo il White Album rimane uno dei più grandi e influenti lavori discografici dei Beatles. Da segnalare infine che la Super Deluxe Edition contiene un fantastico, voluminoso libro di 168 pagine con foto inedite delle sessions, della preparazione e “vestizione” grafica dell’ellepì, oltre a dettagliate notizie e curiosità su ogni singolo brano.