L’attesa è finalmente finita. Ecco il sequel di Uno sciamano nel borgo, il romanzo di debutto di Marco Bellomi. Si intitola L’enigma delle teste perdute – La vendetta dello sciamano ed è edito da Provaci Ancora Bill (500 pagine, € 21).

Ritornano le atmosfere a lui più care, come il tema delle teste mozzate che nell’arte contemporanea è un potente simbolo visivo, carico di significati profondi e controversi. Attraverso questo motivo, gli artisti esplorano la violenza, l’identità e la condizione umana sfidando lo spettatore a confrontarsi con i suoi pregiudizi e le sue paure. L’arte utilizza immagini disturbanti non per puro shock, ma per aprire uno spazio di dialogo e di riflessione sui problemi più urgenti del nostro tempo.

Nei romanzi di Marco Bellomi, questo aspetto assume una dimensione narrativa che intreccia elementi di horror, crime e psicologia. Con una passione che spazia dalla grafica, all’arte contemporanea; dalle wunderkammer vittoriane, alle rappresentazioni chirurgiche distopiche d’altri tempi, Bellomi utilizza il motivo delle teste mozzate per esplorare la brutalità e la disumanizzazione dell’individuo. Nei suoi scritti, le teste decapitate vengono assemblate come opere d’arte, evocando una riflessione sulla violenza e sulla sua estetizzazione. Non solo rappresentano la violenza fisica, ma anche la frammentazione dell’identità e la perdita del sé. I personaggi coinvolti in queste vicende sono spesso legati da un passato comune fatto di amori, amicizie sospettose, drammi e passioni nell’arte, suggerendo una connessione profonda fra la decapitazione fisica e quella psicologica. Simbolismo caro all’arte contemporanea, dove la separazione della testa dal corpo può rappresentare il disfacimento della soggettività nell’era moderna.

La decapitazione, intesa come atto violento, diventa una metafora per la sovversione di poteri costituiti o per la critica delle istituzioni tradizionali. Le teste mozzate, inoltre, rappresentano sia il sacrificio personale degli artisti, sia la brutalità con cui il sistema sfrutta e consuma la creatività. Bellomi descrive le gallerie d’arte, i collezionisti e i curatori alla stregua di attori di un teatro dove la vera arte rischia di essere decapitata, privata della sua autenticità. Il trattamento delle teste mozzate innesca anche una riflessione sull’estetizzazione della violenza nell’arte che non è priva di ambiguità: mentre attira attenzione e vendite, contribuisce a perpetuare un sistema che monetizza il macabro. Bellomi invita il lettore a domandarsi se l’arte stia diventando essa stessa una vittima del proprio mercato, sacrificata sull’altare del profitto.

Personaggi come lo sciamano artista (figura che incarna un potere ancestrale e una visione alternativa) rifiutano le regole imposte dall’élite culturale, cercando di riaffermare un’arte svincolata dalle logiche di mercato. Questo scontro fra autenticità e corruzione istituzionale riecheggia nella pratica di molti artisti contemporanei, che utilizzano il linguaggio visivo per denunciare le opprimenti dinamiche del mondo artistico. Ad esempio Damien Hirst con le sue provocazioni mercificate, o Maurizio Cattelan con la sua ironia corrosiva, sembrano incarnare le contraddizioni di un sistema che lo scrittore lombardo descrive come cannibalizzante, sfidandoci a riflettere su cosa significhi fare arte in un contesto dominato dagli interessi finanziari e dalla spettacolarizzazione.

Più focalizzato su Tuva Batsaikhan Gorgj, l’artista sciamano mongolo ricercato dalla polizia, L’enigma delle teste perdute – La vendetta dello sciamano esplora i confini tra creatività e follia, ispirandosi all’universo concettuale di David Bowie e in particolare al suo enigmatico album 1.Outside (1995). Brani come The Hearts Filthy Lesson forniscono la colonna sonora ideale a una storia che indaga i legami oscuri fra arte e crimine. Più che un riferimento musicale, 1.Outside è una chiave di lettura per l’intero romanzo; e proprio come Bowie, Tuva si confronta con la frammentazione dell’identità assumendo il ruolo di Minotauro per dare un senso al proprio caos interiore e al sistema che vuole distruggere. Il Minotauro non è solo un killer, ma un performer che tramuta ogni crimine in un manifesto artistico. Le liriche di The Hearts Filthy Lesson riecheggiano nel plot narrativo, sottolineando l’idea che l’arte e la violenza siano le 2 facce della stessa medaglia. Il Minotauro, così come l’arte concettuale bowieana, diventa un simbolo del caos ma anche della rinascita e della trasformazione.

David Bowie si ritrae pittoricamente sulla copertina dell’album 1.Outside (1995)

La trama si svolge in una Milano cupa e decadente, specchio di una società in crisi, dove un misterioso serial killer soprannominato il Minotauro terrorizza con i suoi omicidi che trasformano le vittime in opere d’arte, viventi e simboliche.  La società dello spettacolo viene rappresentata in modo critico, evidenziando come la sua influenza possa distorcere la percezione della realtà, specialmente fra le giovani generazioni. La narrazione esplora le conseguenze di una cultura dominata dall’apparenza e dalla superficialità, dove l’immagine prevale sul contenuto e l’essere viene subordinato all’apparire. Immersi in questo contesto, i giovani sono particolarmente vulnerabili alla facile emulazione dei modelli proposti dai media. La ricerca di approvazione sociale e il desiderio di appartenere a un gruppo, li spingono ad adottare comportamenti e stili di vita che riflettono le tendenze effimere.

Bellomi illustra come questa dinamica possa avere conseguenze drammatiche, mostrando personaggi che nel tentativo di adeguarsi alle aspettative sociali finiscono per compromettere la propria integrità morale e psicologica. Le scene dei crimini richiamano il Surrealismo, mescolando elementi di mitologia e performance art.  Dietro questi “capolavori ” si cela Tuva, figura enigmatica e tormentata, che si serve dell’arte come strumento di espressione e di protesta contro un sistema che l’ha ridotta a mercificazione. Gli omicidi non sono solo atti di violenza, ma linguaggi viscerali attraverso i quali esplorare e sfidare la società. Parallelamente, il vice commissario Piscitella e il suo collega Leonida Ghedini cercano di decifrare l’enigma dietro al Minotauro, confrontandosi con i confini sfumati fra genio e follìa. Ed è su questo elemento che l’autore approfondisce il tema del rapporto fra il serial killer e l’arte, rivelando come il crimine possa diventare un atto creativo, per quanto disturbante.

Fulcro della narrazione, Tuva Batsaikhan Gorgj sfida ogni definizione alternando momenti di crudeltà a lampi di genio. Il suo rapporto con l’arte e l’utilizzo della violenza come forma di espressione, lo rendono tanto inquietante quanto affascinante. Anche Piscitella e Ghedini, con le loro vulnerabilità e i loro demoni, offrono una prospettiva umana e razionale che bilancia la follia creativa di Tuva. Piscitella, in particolare, emerge come un individuo diviso fra il dovere di fermare il killer e il riconoscimento, seppure involontario, della sua opera come qualcosa di profondamente significativo.

Si affacciano poi per la prima volta sulla scena la poliedrica Sachiko Muller, ex affarista e anomala mercante d’arte affiliata e dirigente della cellula occidentale della Yakuza, la temibile mafia giapponese; Yoshiro Yamada, monaco zen e spietato hacker intriso di spiritualità e movenze da criminale; Mr. Lee, vecchio eroinomane americano che assomiglia troppo al buon William Burroughs. Che sia lui, interprete di un cameo, la citazione di quella Beat Generation che è la grande passione letteraria di Bellomi? L’autore non lo dice espressamente, starà a voi scoprirlo attraverso il suo stile ipnotico e viscerale, con descrizioni che trasformano le scene del crimine in quadri viventi.

L’enigma delle teste perdute – La vendetta dello sciamano è un thriller che va oltre il semplice intrattenimento per farsi esperienza narrativa che ci sfida a confrontarci con quesiti fondamentali sull’identità, sulla creatività, sul ruolo dell’arte nel contesto sociale. Consigliato a chi predilige le storie che mescolano il fascino per l’arte con la tensione di un’intricata indagine, questo è un romanzo impossibile da dimenticare. Come il Minotauro e l’arte di Tuva.