Automobili, soprattutto. Ma anche oggetti d’arredamento, fotografie (vedi i ritratti a Giorgio Morandi, a Oskar Kokoschka e a suo padre, lo scultore Giacomo Manzù) e grafiche: dal progetto per l’Autonova, all’immagine coordinata per la Bienal de São Paulo 1963. L’eclettismo di Pio Manzù (1939-1969), distribuito nel suo troppo breve ma intenso lavoro, ha inizio alla Hochschule für Gestaltung di Ulm, in Germania, da 1° italiano a laurearsi in Industrial Design con una tesi sul “trattore sicuro”.

Sono gli anni dei progetti e degli schizzi gomito a gomito con l’Arte Cinetica e Programmatica; con docenti quali Max Bill e Tomas Maldonado; esponenti del Gruppo T e del Gruppo N; artisti e designer del calibro di Getulio Alviani ed Enzo Mari. Il rapporto uomo-macchina e la psicofisicità ad esso correlata (momenti cardine della carriera del designer milanese) si concentrano nel 1962 quando si aggiudica con Michael Conrad il 1° premio del Concorso Internazionale Année Automobile per il progetto di una vettura che verrà realizzata dalla Carrozzeria Pininfarina ed esposta nei saloni automobilistici di Londra e Torino. L’anno successivo, per il prototipo della media cilindrata Coupé Austin Healey 3000, Manzù riceve il premio della sezione culturale dell’Associazione Industriale Tedesca e nel 1965 presenta il design di un’avveniristica 4 ruote familiare, l’Autonova Fam.

Accanto ai trattori (progettati mettendo a punto la scocca superiore, col risultato di ridurre del 30% le morti sul lavoro causate dal ribaltamento dei mezzi) e alla collaborazione come consulente Fiat con le progettazioni del City Taxi e dell’Autobianchi Coupé, è la 127 il suo asso nella manica: motore e trazione anteriori, abitabilità come nessun’altra utilitaria, exploit come Auto dell’Anno 1970.

Ma c’è anche spazio per gli oggetti: dall’orologio a transistor da tavolo Cronotime (esposto al MoMA di New York e tutt’ora prodotto da Alessi), ai sistemi modulari per scrivania; dalla “poltrona fisiologicaManzù progettata nel 1967 e presentata in anteprima mondiale nel 2011 al Salone Internazionale del Mobile di Milano, alla celeberrima lampada Parentesi ideata con Achille Castiglioni. A 30 anni non ancora compiuti, Pio Manzù muore (ironia del destino) in un incidente automobilistico. La sua fulminea parabola stellare, che ha ridefinito l’essenza del design, è la medesima (spostandoci all’arte) di Piero Manzoni e Pino Pascali. Prematuramente scomparsi come lui. E rivoluzionari. Come lui.

Fondazione Pio Manzù
viale Giulio Cesare 29, Bergamo
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Foto: Orologio da tavolo Cronotime, 1969
Lampada Parentesi progettata con Achille Castiglioni, 1968
Poltrona Manzù, 1967/2011
Autonova Fam, 1965
Coupé Austin Healey 3000, 1963
Fiat 127
Pio Manzù al lavoro
© Fondazione Pio Manzù