Proprio quando è sull’orlo della gloria, appena 32enne, viene strappato alla vita. È in sella al suo grande amore, la motocicletta, quando sul Muro Torto di Roma viene investito da un’automobile. Lotta in un letto d’ospedale, caparbio e irriducibile com’era in vita, ma è costretto ad arrendersi l’11 settembre 1968. Quel giorno, l’arte contemporanea perde il suo genio più talentuoso. Quel giorno, il genio più trasformista dell’Arte entra nel mito.

Era nato a Bari, si chiamava Pino Pascali e nel 1959, da allievo di Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti di Roma, si era diplomato con il massimo dei voti in Scenografia. Poi aveva frequentato quegli artisti di Piazza del Popolo (Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, Giosetta Fioroni, Renato Mambor, Cesare Tacchi…) che facevano gruppo al Caffè Rosati. E via così, freneticamente, nervosamente, a mordere con ingordigia la vita.

Coda di balena (Moby Dick), 1964-1965

Poche volte è capitato che una mostra mi accendesse così tante emozioni. Magia di Fuori Museo, l’antologica di Pino Pascali che a Roma ha inaugurato il 2° spazio espositivo della Galleria La Nuvola di Fabio Falsaperla: il quale, da grande amico (e centauro) di Pascali, ha compiuto il miracolo di realizzare insieme alla figlia Alice, al critico d’arte Alberto Dambruoso, al regista cinematografico Roberto Locci e all’architetto Lorenzo Locci un autentico evento museale a livello privato, forte di 35 opere eseguite dall’artista fra il 1960 e il 1966 padroneggiando vari supporti, tecniche, dimensioni.

Robot, 1964 

Macro-tematiche illustrano con dovizia di particolari l’innato eclettismo pascaliano: Mare è il suo habitat, è il suo liquido amniotico, è il ricordo di quando si tuffò nelle acque di Polignano a Mare esclamando che lui, quel mare, lo avrebbe tagliato a metà. E così ha fatto, tramutandolo nel 1967 nella memorabile installazione dal titolo 32 mq. di mare circa. Qui, invece, dal suo mare sboccia la coda di Moby Dick, s’immerge lo Squalo tatuato col bitume sulla lamiera, si palesano Pesci geometrici e, letteralmente, Pesci-cani.

Le Armi sottintendono un pacifista “mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Tant’è che osservando per bene quel Pugnale assemblato col ferro e il cuoio ritorto, la Pop Arta stelle e strisce” dei 3 Missili e il fumettistico bozzetto del Mitra, ho ripensato a quell’arsenale di Arte Povera (non belligerante bensì ludica, come certi giochi dell’infanzia) che Pascali aveva mostrato a uno stupefatto Michelangelo Pistoletto.

Nel suo groviglio di ingranaggi, stantuffi e molle, Robot ci proietta con i suoi automi in un futuro che è insieme dadaista, mentre Africa è il Pino Pascali totemico e primordiale capace di ritrarre un’Indigena sulla carta assorbente, di dipingere uno Scudo ricavandone il meglio dell’arte Optical, di abbandonarsi con maestrìa alla Macchia tipica dell’Arte Informale, di ritagliare uno Stregone con il ghignante vocabolo TOTEM a tutte maiuscole.

Totem, 1963

E se Animali mette in scena il senso di una loro protezione fra api, farfalle e fiori tratteggiati nella natura con poetica leggerezza, nonchè dinosauri e lumache da cartoon e 2 mucche che non sfigurerebbero affatto accanto alla Cow di Andy Warhol e alla mucca in odor di astrazione di Roy Lichtenstein, la chiosa di Fuori Museo non può che affidarsi a Ricerca e Pubblicità (ricordando con nostalgia canaglia Carosello) ovvero al Pino Pascali aiuto scenografo in Rai, scenografo pubblicitario con la Incom e con Sandro Lodolo, che ritrae le mascelle volitive e i corpaccioni squadrati dei Killers di Al Cafone, ci regala una memorabile skyline di New York con la Pop Art convertita in lettering per poi accomiatarsi nei panni di un hollywoodiano Policeman motociclista. Pino, genio insuperato, da lassù (ne siamo certi) avrà sorriso.

Policeman motociclista, 1965-1966

Pino Pascali
Fuori Museo
Fino all’11 luglio 2022, Galleria La Nuvola, via Margutta 41, Roma
tel. 0698181389/36005158
Catalogo Magonza Editore