Ho scelto un autore italiano che forse non è una celebrità internazionale, ma a me è simpatico. Un toscanaccio maledetto, dotato in abbondanza d’estro, fantasia e umorismo; in più, appassionato come me di poesia. Marco Malvaldi da Pisa, ricercatore presso il Dipartimento di Chimica Industriale, fortunato romanziere di gialli, ha scritto la serie del BarLume più alcuni altri libri d’accurata ambientazione storica in cui agiscono personaggi realmente esistiti. Persino io, che non amo la letteratura di genere, mi sono lasciato prendere da queste storie inconsuete con protagonisti come Pellegrino Artusi (illustre esperto di scienza gastronomica) o Ernesto Ragazzoni (giornalista e poeta giocoso, oltreché leggendario bevitore). Ma non è di queste opere che intendo trattare. C’è una seconda attività di scrittore che appassiona Malvaldi, anche se immagino che certo non produca introiti simili a quelli dei suoi gialli: si tratta di opere di divulgazione scientifica, una categoria di libri particolarmente apprezzata da ignoranti volenterosi come il sottoscritto.

Ricordo che da bambino sembravo abbastanza portato alla matematica; ma col tempo questa materia si era fatta sempre più complicata e la sua applicazione (con astruse formule) alla fisica e alle altre scienze, mi aveva spinto sempre più verso le materie umanistiche. Poi, raggiunti gli anni della maturità, mi sono convinto che non era possibile vivere in tanta ignoranza; così ho scoperto il prezioso contributo dei divulgatori. La maggioranza degli scienziati, purtroppo, utilizza un linguaggio per addetti ai lavori. Perciò benedico gli sforzi di scienziati – scrittori come Fritjof Capra (Il Tao della fisica, La rete della vita) o Carlo Rovelli (Sette brevi lezioni di fisica, Il tempo non esiste) sui cui libri ho faticosamente ripreso contatto con il meraviglioso mondo da cui mi ero esiliato…

Ed eccomi arrivato alla scoperta di Marco Malvaldi. Le sue doti di umorista in questi 2 volumi (il primo dedicato alla fisica e in generale al progresso delle scienze; il secondo alla chimica) diventano un cavallo di Troia per conquistare i lettori, anche i più scoraggiati davanti alle difficoltà di certe discipline. La sua abilità sta proprio nel condurre per mano chi legge, raccontando le vicende di certi cervelloni e le loro incredibili scoperte come si racconta una storiella assurda e magari irresistibilmente comica.

Viaggiare divertendosi nel macrocosmo o nel microcosmo, tra le galassie o tra le particelle elementari, è davvero un piacere sopraffino. Intendiamoci, per le mie limitate capacità cerebrali non tutto è apparso chiaro; forse lo stesso Malvaldi ha qualche responsabilità, perché non è detto che il più divertente dei divulgatori scientifici sia sempre anche il più chiaro. Comunque, per una testa dura come la mia, credo abbia fatto miracoli. E soprattutto lo spasso è stato grande.

A questo punto devo confessare una mia vicenda personale, un po’ malinconica. Circa un decennio fa con un gruppo di amici, legati dagli stessi interessi, avevamo progettato una rivista sulla necessaria connessione fra le 2 culture (l’umanistica e la scientifica). Il problema maggiore, quello dei finanziamenti, era affidato al più bizzarro scienziato del gruppo: un mio carissimo compagno di liceo, un tipo genio e sregolatezza, interessato a tutto, ma non alla sua salute. D’improvviso si ammalò e al dolore per la sua scomparsa si aggiunse l’inaridirsi delle fonti di finanziamento. Fu stampato solo il numero zero della rivista (un vero record!) e tramontò un sogno bellissimo.

Oggi, tuttavia, molti altri combattono la nostra stessa battaglia e forse con maggiori competenze. Tra costoro figura senza dubbio anche Malvaldi. Infine, a questo fertile scrittore riconosco un merito speciale: data la sua passione per la poesia, sente il bisogno di spiazzare il lettore miscelando versi e teoremi con la malizia di uno specialista in cocktail. Addirittura nel primo volume (L’infinito tra parentesi) seleziona un poeta diverso per aprire ogni capitolo; e si tratta sempre di scelte azzeccatissime, oltre che argute. Quei versi calzano perfettamente con il tema del capitolo (non importa se sono scritti da Dante Alighieri o da Omero, Eugenio Montale o Thomas Stearns Eliot, Ernesto Ragazzoni o dalla Wislawa Szymborska). Nel secondo (L’architetto dell’invisibile) Malvaldi non ripete lo stratagemma in modo così sistematico, ma la tentazione di citare alcuni frammenti dei suoi preferiti anche qui è troppo forte per rinunciarvi. Comunque la parte del leone, trattandosi di atomi, la concede al De Rerum Natura di Tito Lucrezio Caro, che ovviamente è uno dei suoi miti (e anche uno dei miei). Insomma, qualcosa di quel meraviglioso mondo mi è entrato in zucca; qualcos’altro mi resta ancora di non facile digestione; ma posso garantirvi che certi deliziosi cocktail di letteratura e scienza sanno conquistare anche i più refrattari tra i bevitori. Quelli che non cambiano mai intruglio.

L’infinito tra parentesi, Rizzoli Libri, 252 pagine, € 18
L’architetto dell’invisibile, Raffaello Cortina Editore, 206 pagine, € 19