Phantom Recordings Studio, Sherman Oaks, California. Simon Phillips, batterista straordinario che nel corso della sua quarantennale carriera ha collaborato con Jeff Beck e Pete Townshend, militato nei Toto sostituendo il compianto Jeff Porcaro (compito che avrebbe fatto tremare i polsi a qualsiasi altro batterista), suonato con Gil Evans, Hiromi e Anthony Jackson passando con disinvoltura attraverso l’heavy metal, il jazz, il pop, il rock, la fusion e la world music, sta remixando con Trilok Gurtu l’album dei Protocol, gruppo jazz rock, quando riceve una busta contenente una demotape di uno sconosciuto chitarrista e autore, tale DarWin.

Simon Phillips

Dapprima scettico, Phillips vuole approfondire l’ascolto e la conoscenza di quello strano personaggio che gli ha recapitato la sua proposta musicale. I testi, basati su un ipotetico futuro (non poi così lontano dalla realtà, visto il surriscaldamento del pianeta e lo scioglimento dei ghiacci) e uniti a una visione dall’impronta fantascientifica, iniziano ad affascinarlo e a coinvolgerlo. La passione per Philip K. Dick ha di certo contribuito a suscitargli interesse per quella musica che non ha un genere ben definito ma spazia in tutti i generi della scena contemporanea. Phillips decide così di contattare DarWin proponendogli di produrre il disco. Quest’ultimo lo raggiunge in sala d’incisione e insieme cominciano a pianificare il progetto. Vengono contattati Matt Bissonnette, fratello del batterista Gregg, al basso e alla voce; Jeff Babko, già collaboratore di Simon, alle tastiere; Greg Howe, chitarrista dei Protocol; Dennis Hamm alle tastiere e alla programmazione, affiancati a una sezione d’archi. Iniziano a lavorare alla stesura delle musiche da associare a testi futuribili, angoscianti, tetri; di condanna, protesta, denuncia, con l’ambiente e l’ecologia a fare da collante.

DarWin

Non si pensi però a un album cupo, triste, malinconico. Al contrario, il doppio Origin Of Species (su etichetta Vidol) sprigiona un’energia pazzesca, travolgente, come da tempo nel rock non si sentiva. Ma rock, in questo caso, è un termine riduttivo. La musica, infatti, è la summa di tutte le musiche: dal jazz elettrico, alla ballad poetica; dall’heavy metal aggressivo e ridondante, alla melodia classica; dal funk ipnotico, alle cavalcate profuse dal synth. DarWin propone il suo possibile futuro alla luce del presente e lo fa con grande passione, supportato dal lavoro di arrangiamento e produzione di Phillips, che sposa in pieno il progetto e lo personalizza col tocco da grandissimo musicista impreziosendo i testi e ammantandoli di musica congrua, sintonizzata con la filosofia darwiniana. Al resto ci pensa l’inventiva dei solisti ospiti, che raggiunge vette d’altissimo livello con Greg Howe e la sua chitarra in Escape The Maze, ma ancor più in War Against My Mind. Greg conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere uno dei chitarristi jazz più interessanti e originali; e il suo sound si inserisce alla perfezione nel contesto musicale creato da Simon Phillips. Una menzione particolare va invece a Jeff Babko, tastierista misconosciuto quanto geniale, che in The Last Chance si esibisce in un a solo di rara bellezza per poi superarsi, in Cosmic Rays, in un lavoro di “abbellimento” prezioso e riuscitissimo.

La musica di Origin Of Species ci consente di traslare da un universo all’altro in un vortice di passaggi che offuscano definitivamente, nei personaggi e in chi ascolta, la comprensione della consistenza e della posizione relativa a questi mondi. Molti sono i punti di contatto con la letteratura di Philip K. Dick. Non a caso gli androidi di Blade Runner sono malvagi e non rispettano la vita: fatta eccezione per Roy Batty, replicante romantico, colto e disperato autore di uno dei monologhi più intensi del cinema contemporaneo. DarWin lancia un messaggio ben preciso: quando le tecnologie dominanti non sono più quelle di produzione ma di informazione e comunicazione, la realtà tende a frammentarsi e i mondi fantastici o “virtuali” a produrre gli stessi effetti sensoriali che un tempo solo il mondo reale elaborava.

Davanti ai protagonisti di questo bellissimo affresco sonoro, a dispiegarsi è il tessuto della realtà: una geometria complessa, disseminata di elementi che indicano l’affiancarsi di universi alternativi. Di fronte a questa rivelazione, è impresa ardua decidere se il mondo sia quello vero; e con angoscia ci si deve misurare con il dramma quotidiano di un’esistenza che all’improvviso smarrisce il proprio scopo. Ed ecco, allora, che Modern Insanity (grande brano) si propone come ideale “colonna sonora” di questi tempi duri, faticosi, cupi.

Musica senza buchi neri, Origin Of Species ci permette di ricomporre l’immagine complessa e deformata di un mondo a venire che è già dentro di noi, sepolto nei sogni collettivi del nuovo millennio. Musica per meditare sull’oggi e sul domani, proposta da veri artisti, non può che rivelarsi fine arte sonora.

DarWin, Origin Of Species (Vidol)