Il Minimalismo americano è una sfilata di luci. E Dan Flavin (1933-1996), utilizzando tubi al neon fluorescenti, ha tramutato le luci in installazioni e opere scultoree. Come a Milano nel 1996, quando su invito del sacerdote Giulio Greco l’artista newyorkese (studi di storia dell’arte alla New York School for Social Research, disegno e pittura alla Columbia University) ipotizza un’opera che possa fare da “focus” del restauro della chiesa parrocchiale ideata da Giovanni Muzio negli Anni ’30. L’anno successivo, in collaborazione con la Dia Art Foundation e la Dan Flavin Estate, la Fondazione Prada realizza Untitled, opera “site-specific” in luce verde, blu, rosa, dorata e ultravioletta, progetto postumo di Santa Maria Annunziata in Chiesa Rossa. 22 anni dopo, la luce minimalista di Flavin («È quello che è e non è nient’altro», ebbe modo di definirla annullandone qualsiasi riferimento alla trascendenza, al sublime o al simbolico) re-illumina il capoluogo lombardo con la preziosa retrospettiva alla Galleria Cardi sottolineata da 14 lavori realizzati dalla fine degli Anni ’60 agli Anni ’90 che mostrano l’evolversi della ricerca di questo autentico genio (debuttante nel ‘59 con uno stile pittorico legato all’Espressionismo Astratto) sulle nozioni di colore, luce, spazio scultoreo.
Nozioni che iniziano ad assumere un preciso significato a partire dall’estate del ‘61, quando Flavin lavora come guardia all’American Museum of Natural History di New York e si mette ad abbozzare sculture destinate a incorporare luci elettriche. Sempre in quell’anno traduce gli schizzi in assemblaggi denominati Icons, con luci accostate a costruzioni monocrome in masonite. Nel ‘63 rimuove il supporto rettangolare e inizia a sperimentare con le lampade fluorescenti; nel ‘68, a Documenta 4, Kassel, espande le proprie creazioni ad ambienti vasti come stanze e riempie un’intera galleria di luce ultravioletta. Facendo uso della luce come mezzo, Dan Flavin ha in buona sostanza ridefinito il modo di percepire lo spazio pittorico e scultoreo. Nell’evidenziare tutto ciò, questa mostra può coltivare l’ambizione di definirsi “massimalista”: proprio come fece lui, l’architetto della luce al neon che ha saputo esaltare le peculiarità di quei materiali che possiamo facilmente trovare in commercio.
Dan Flavin
Fino al 28 giugno 2019, Galleria Cardi, corso di Porta Nuova 38, Milano
tel. 0245478189
Foto: Untitled (for Frederika and Ian) 3, 1987
Untitled (to Helen Winkler), 1972
Untitled, 1995
© 2018 Estate of Dan Flavin / Artists Rights Society (ARS), New York, courtesy David Zwirner & Cardi Gallery
Untitled, 1997, Santa Maria Annunziata in Chiesa Rossa, Milano