Una quindicina di anni fa, a una fiera d’arte – Miart per la precisione – intravedo a distanza spuntare dallo stand di una di quelle gallerie d’arte da nababbi una pila di piatti unti e bisunti. Scartata subito l’ipotesi che sia un tableau piège di Daniel Spoerri, suppongo che qualcuno del catering si sia scordato di ramazzare via la sporcizia cafonal che ogni vernissage, anche il più à la page, fatalmente si lascia dietro. Mi avvicino, osservo con attenzione quegli avanzi che sarebbero già dovuti finire in lavastoviglie e ci scopro bicchieri di vetro, posate inox e magari anche un paio di lische di pesce che a prima vista mi erano sfuggiti. Chiedo lumi con discrezione, mi rispondono che si tratta di una scultura in ceramica: ergo, vetro che non è vetro e acciaio inox che non è acciaio inox. Solo ed esclusivamente ceramica policroma, stupefacente al punto da garantire una riproduzione che supera la realtà.
Stupefatto a mia volta, leggo la targhetta: Bertozzi & Casoni, società fondata nel 1980 a Imola. Da quel preciso istante è mia, personale sindrome di Stendhal per Giampaolo Bertozzi (classe 1957, da Borgo Tossignano, Bologna) e per Stefano Dal Monte Casoni (1961, da Lugo di Romagna, Ravenna), studenti all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza e poi all’Accademia di Belle Arti bolognese con in testa un solo obbiettivo: creare una “nuova ceramica” col preciso intento di elevarla al pari di altre forme artistiche. L’ho poi rincontrato, il premiato duo, alla Biennale di Venezia 2009 con la Composizione non finita-infinita, vale a dire 509 cassette del pronto soccorso per lenire dolore e mal di vivere; e l’abete natalizio precipitosamente coricato a terra a mo’ di Rebus – e in quel di Mantova, nel 2014, immerso nel gonzaghesco Palazzo Te con meravigliose, orrorifiche sculture sincronizzate sul Dove Come Quando.
L’esposizione Terra!, scenograficamente “messa in scena” in queste settimane, vede invece Bertozzi & Casoni approdare per la prima volta in terra di Calabria collegandosi idealmente a quell’arte ceramica che affonda le proprie radici nella Magna Grecia, con 30 opere di vari formati che visualizzano il cibo declinato in rifiuto, immondezzaio, scarto, avanzo da società dei consumi; e poi fiori, animali, elementi sparsi del vissuto quotidiano che rinascono da nature morte sui generis dopo essere stati smembrati e riassemblati con quel proverbiale, encomiabile gusto estetico che da sempre contraddistingue i 2 artisti.
Un must della Pop Art, la Brillo Box di Andy Warhol, viene ad esempio tramutata da B&C in una sgarrupata cuccia per cani homeless dove la ceramica assume alla perfezione le sembianze del cartone ondulato. Quel che resta, invece, è un budino al cioccolato che tenta di sopravvivere bertozzicasonianamente fra cicche di sigarette, luride tazzine e resti (appunto) di un party andato a male, mentre un’opera del calibro di Cielo fa sedimentare sopra un ceruleo vassoio granchi, aragoste, sbavature di caffè e di nicotina con un retro-pensiero al dolce parrozzo abruzzese verseggiato da Gabriele D’Annunzio. Che dire infine del malaugurante umorismo nero che scandisce Auguri con la sua torta di compleanno in via di liquefazione, le candeline bruciacchiate, le iniziali dorate del festeggiato, il cono gelato che cola fruttati liquami e quel teschio affossato lì apposta, a guisa di memento mori?
È qui (e in altre ceramiche policrome in mostra) che hanno modo di sostanziarsi il Surrealismo dell’idea, l’Iperrealismo della forma e – parafrasando Guido Gozzano – le perfide cose di pessimo gusto architettate da Giampaolo Bertozzi e Stefano Casoni in un tripudio di trash che dalla deperibilità (tra)passa all’eternità auto-proclamandosi icona. Un’icona disgustosamente orrorifica e gradevolmente estetica. Ma dopotutto è una questione di vanitas.
Bertozzi & Casoni
Terra!
Fino al 20 novembre 2019, MARCA – Museo delle Arti di Catanzaro, via Alessandro Turco 63, Catanzaro
tel. 0961746797
Catalogo Silvana Editoriale, € 24
Foto: Cuccia Brillo con setter inglese, 2018
Quel che resta, 2018
Cestino della discordia, 2018
Auguri, 2015
Cielo, 2018
Waiting, 2013
Composizione N° 14, 2009