Con lo spettacolo del Béjart Ballet Lausanne al Teatro Regio, si è conclusa in grande stile la rassegna ParmaDanza 2025. Fondata nel 1987 dal coreografo-ballerino-regista Maurice Béjart (1927-2007), l’illustre Compagnia è un punto di riferimento nella danza internazionale.

Sfidando le convenzioni del balletto classico, Béjart ha avuto il merito di concepire opere che hanno spaziato dal tradizionale al moderno, dal teatro al cinema, dalla musica alla mise-en-scène. Direttore artistico da 1 anno, magnifico interprete del Boléro e Le Presbytere, nel 1994 Julien Favreau è entrato a far parte dell’Ecole-Atelier Rudra Béjart Lausanne e l’anno successivo del Béjart Ballet Lausanne. Ho avuto il piacere d’incontrarlo alla rassegna La danza dietro le quinte, curata dalla storica del balletto Valentina Bonelli.

Julien Favreau, direttore artistico del Béjart Ballet Lausanne, con Eleonora Tarantino

«Béjart Ballet Lausanne è formato da 36 ballerini di 17 differenti nazionalità e 7 sono italiani», ha spiegato Favreau. «La nostra missione è continuare a portare in scena il repertorio più o meno conosciuto di Maurice, senza diventare una Compagnia “museo”. Ogni stagione invitiamo coreografi a realizzare nuove produzioni: nel 2024 abbiamo collaborato con Giorgio Madia, prossimamente sarà il turno del duo Sasha Riva e Simone Repele».

Duo

Ho assistito a un viaggio in 3 pas de deux, “riflessioni ” di quella religiosità e di quella spiritualità che hanno accompagnato Béjart nel suo percorso esistenziale. Sceglierà di essere sciita poiché tutto, nello sciismo, nasce dalla musica e dalla danza. Il 1°, intitolato Duo e tratto dal celebre balletto Pyramide-El Nour su musica del compositore indiano Munir Bashir, vede Valerija Frank e Oscar Frame dar vita a una sensuale attrazione di corpi che compongono figure statiche richiamando l’armonìa di un fenicottero in amore. Movenze lente, nelle quali il ballerino si eleva in salti (grand jeté béjartiani) che terminano in un volo a planare.

Heliogabale

Dibouk

La seconda coreografia, Heliogabale, su musiche tradizionali del Ciad, è interpretata da Emma Foucher e da Antoine Le Moal il cui corpo, ricurvo su se stesso, pulsa come un cuore in affanno dando al busto un ritmo inconsueto. In una nudità simulata, la coppia plasma insolite posture quasi a combinare i muscoli in un unico, erotizzante corpo.

Scelta indubbiamente coraggiosa, visti i tempi cupi, su musica tradizionale ebraica ispirata alla tradizione della Kabbelah, Dibouk viene invece messa in scena da Jasmine Cammarota (in abito bianco) e da Dorian Browne (in abito nero, con il copricapo denominato kippah). I 2 amanti eseguono una danza dal sapore folklorico, accompagnando i movimenti delle mani e delle gambe in uno scambio di promesse per l’eternità.

L’uccello di fuoco

Nel 2° atto, 2 titoli per un travolgente ensemble : L’uccello di fuoco dei leggendari Balletti Russi di Sergej Djaghilev (1872-1929) con le musiche di Igor’ Fëdorovič Stravinskij (1882-1971) e 7 danses grecques, musicate dall’ellenico Mikīs Theodōrakīs (1925-2021). Nel 1970, per il Ballet du XXe siècle, Maurice Béjart tolse dall’Uccello di fuoco ogni implicazione favolistica per trasferirlo “rivoluzionariamente ” all’epoca moderna, nella ricerca interpretativa della felicità attraverso la lotta fra il bene e il male. Sicchè Konosuke Takeoka nel ruolo dell’uccello di fuoco e Oscar Frame in quello della Fenice, danzano mirabilmente supportati dai partigiani Min Kyung Lee, Liam Morris, Zsolt Kovacs, Solène Burel, Floriane Bigeon, Angelo Perfido, Cyprien Bouvier e Daniel Ramsay.

7 danses grecques

Per quanto riguarda infine le 7 danses grecques, ad andare in scena è anzitutto il talento solista del grande Oscar Eduardo Chacón (vaga somiglianza, la sua, col danzatore prediletto di Bèjart, Jorge Donn, protagonista nel 1981 del film Boléro diretto da Claude Lelouch), con quel suo scultoreo torso nudo. Il sipario si chiude sul medesimo frangersi delle onde che ha scandito l’inizio della performance, incorniciando con ripetute ovazioni, nel nome e nel ricordo di Maurice Béjart, uno spettacolo intenso, emozionante, rigoroso.