Nel 2015 la rivista Uncut ha pensato non bene, di più, d’includerlo nella lista dei “50 migliori album perduti di tutti i tempi “. Pietra angolare dell’elettronica a vocazione strumentale e avanguardistica, pubblicato dalla Virgin Records nel Regno Unito il 31 marzo 1981, Music For Stowaways gode finalmente di una ristampa su Cd e Lp che ne esalta, a distanza di 40 anni, l’immenso coraggio e l’estrema attualità. E pensare che in origine era semplicemente una cassetta di 8 brani, suddivisi in Uptown Side e Downtown Side, in edizione limitata a 10.000 copie, ciascuna delle quali numerata e commercializzata a 3.99 sterline. Ma procediamo con ordine.
Dopo Reproduction (1979) e Travelogue (1980), dischi a dir poco rivoluzionari seppure di scarso successo nell’ambito della neonata new wave britannica, gli Human League si scindono a metà: mentre Philip Oakey prosegue come HL e insieme alle vocalist Joanne Catherall e Susan Anne Sulley decide di posizionarsi su un synth pop all’acqua di rose votato all’alta classifica, Martyn Ware e Ian Craig Marsh organizzano la British Electric Foundation, abbreviata in B.E.F., allo scopo di produrre nuovi gruppi (nell’immediato ci sono gli Heaven 17 con Ware, Marsh e il cantante Glenn Gregory) e di registrare materiale proprio, a iniziare da Music For Stowaways.
Martyn Ware e Ian Craig Marsh
“This is not an LP. It is available only on cassette”, recita lo slogan pubblicitario del 1° progetto marchiato B.E.F. L’ispirazione, chiara e limpida, è il Sony Walkman, noto nel Regno Unito come Sony Stowaway. Ciò che Martyn Ware e Ian Craig Marsh realizzano negli 8 strumentali di Music For Stowaways, traendo anche spunto da Music For Films di Brian Eno (1978), è una “colonna sonora” destinata alla vita quotidiana di ognuno di noi.
«Si trattava di stabilire come suonare la tua musica mentre stavi camminando o altro, e contemporaneamente cambiare il tuo umore ovunque tu fossi», ha dichiarato Martin Ware nel 2005. «Ascoltare musica su cassetta, via Stowaways, mentre ti stavi spostando per Londra in metropolitana, ti stavi recando sul posto di lavoro o a una riunione, era un po’ come assimilare la soundtrack della tua vita facendoti sentire come se fossi sempre in un film. Tutti ora lo danno per scontato, ma anticipando idealmente la realtà virtuale non potete immaginare il grande impatto che questa incisione ha avuto».
Oltre alle composizioni originarie, la ristampa di Music For Stowaways ne include altre 3: B.E.F Ident e A Baby Called Billy, che facevano parte dell’Lp Music For Listening To (1981), versione “export ” e ampliata della leggendaria cassetta; e Honeymoon In New York, lato b del singolo The Height Of The Fighting (He-La-Hu) degli Heaven 17.
Composto ed eseguito da Malcolm Veal, per molti versi equiparabile alle musiche di Walter Carlos per la colonna sonora del film Clockwork Orange di Stanley Kubrick (1972), B.E.F. Ident apre l’album nello stile di Johann Sebastian Bach e di Henry Purcell, per poi cedere il passo al suono marziale irrobustito da percussioni elettroniche, clangori e riverberi a sfumare di The Optimum Chant. È il basso, invece, l’architrave dell’electro-funk di Uptown Apocalypse, accostabile al repertorio dei Cabaret Voltaire, con Adi Newton (Clock DVA, The Future) e John Wilson (Heaven 17) musicisti aggiunti.
L’orecchiabilità dei Sixties, “customizzata ” da un mood elettronico votato alla danza, scandisce Wipe The Board Clean; ed è altresì trascinante il fingerpicking di John Wilson (basso + chitarra), incaricato d’innervare il funky di Groove Thang – versione strumentale di (We Don’t Need This) Fascist Groove Thang degli Heaven 17 – in bilico fra elettronica e improvvisazione jazz.
Si prosegue con Music To Kill Your Parents By ed è fatale, visto l’argomento omicida, che un plumbeo rumorismo ceda un poco alla volta il passo a un ritmo percussivo avvolgente e reiterato, mentre The Old At Rest (versione strumentale liberamente ispirata al brano Wichita Lineman di Jimmy Webb del 1968, che ritroveremo nel 1982 cantata da Glenn Gregory nell’album Music Of Quality And Distinction, Volume One della B.E.F.) distilla un’ambient music dalla trama soft e melodiosa, orchestrata alla maniera di Eno.
Tutt’altra atmosfera per Rise Of The East: ipnotica, via via accelerata sotto l’effetto tablas e infine irrorata dal noise, è seguita dai 3 brani finali: Decline Of The West, gemma di tutto il disco, ipotetica soundtrack degli spazi siderali, straniante e insieme concupiscente; A Baby Called Billy, sostenuto da un ripetitivo e martellante ritmo da videogame; Honeymoon In New York, accarezzato da un andamento lento, avviluppante, kraftwerkiano.
Nell’alternarsi continuo di ottimismo e di pessimismo, desideri e presagi, Music For Stowaways va annoverato fra gli esperimenti più riusciti dell’elettronica mondiale.