Al Salone del Mobile di Milano, Gufram è riuscito a riscrivere ancora una volta le regole dell’abitare traducendo lo spazio in un territorio votato all’avanguardia, dove ogni elemento d’arredo accetta la sfida con la tradizione.

Azienda di Barolo, in Piemonte, fondata nel 1966 e specializzata in sedute e arredi, Gufram è il brand radicale per eccellenza che ha rivoluzionato lo spirito del design italiano (e non solo) identificandolo con l’arte. Vedi negli anni 70 Pratone, Bocca, Cactus: talmente iconici da definirsi opere d’arte a tutti gli effetti. Tutto ciò ha avuto modo di realizzarsi grazie a una sperimentale concezione produttiva, capace di coniugare comfort e “poesia visiva “.

Non si è trattato in questo caso di un’installazione museale in cui ogni pezzo parlava da sé e di sé. I vari elementi sono stati invece accostati allo scopo di completarsi vicendevolmente, evidenziando le grandi e mirabili contraddizioni che definiscono il carattere del marchio. Cosicchè, rispettando alla lettera l’esplosivo lessico Gufram, in ogni singola stanza sono stati collocati arredi nei quali la funzionalità è apparsa in secondo piano rispetto alla meraviglia, ma al tempo stesso non si è mai rivelata secondaria.

L’ammirazione dei seguaci del design internazionale, di conseguenza, ha premiato Mano di Cinzia Ruggeri, Sculpted Mirror di Snarkitecture, Sess di Nani Prina, Steam Table di Studio Job e Pratone® Infinito di Ceretti, Derossi e Rosso, non vedendo poi l’ora di sbizzarrirsi con gli iconici bimbi che gattonano e gli altrettanto iconici cani multizampe creati dal graffitista Keith Haring (1958-1990) e rivisitati in quest’occasione da Gufram e Luna Luna. Come dire, un performativo spettacolo d’arte e divertimento.