Il Brutalismo ci ha insegnato a concepire lo spazio come una realtà plastica e modellabile, in cui la struttura architettonica diventa protagonista assoluta. Con l’uscita del film The Brutalist, diretto da Brady Corbet e vincitore di 3 Oscar – Adrien Brody miglior attore protagonista, Lol Crawley miglior fotografia, Daniel Blumberg migliori musiche – l’interesse nei riguardi di questa corrente del 2° dopoguerra si è accentuato ricordandoci le grandi figure che hanno fatto la storia dell’architettura moderna: dalla scuola britannica a quella tedesca, da Le Corbusier a Giancarlo De Carlo. Ecco a voi una selezione di elementi d’arredo nello stile brutalista.
Nel film The Brutalist, Adrien Brody veste i panni dell’immaginario architetto ungherese László Tóth
Anche se non abitiamo spazi brutalisti, possiamo cercare questa estetica attraverso i rivestimenti che ci lasciano una decisa impronta visiva e tattile. Le collezioni di Ceramiche Refin, come Affrescati nelle finiture Ombra e Calce, nonché Block, richiamano la matericità di quel cemento che è il cuore dell’architettura brutalista. Con texture profonde e tonalità neutre, questi rivestimenti reinterpretano l’estetica industriale enfatizzando la bellezza delle superfici grezze. Aspetto tattile ancor più valorizzato da Reliefs, serie di strutture 3D che producono un effetto tridimensionale unico. Fra queste, Hammered si distingue per il suo effetto martellato naturale che arricchisce la superficie con un movimento delicato e organico.
Affrescati by Ceramiche Refin, nelle finiture Ombra e Calce
Materia impalpabile, la luce è l’elemento che più di ogni altro è in grado di sublimare architettonicamente lo spazio e la materia. Come affermava Le Corbusier: «L’architettura è il gioco sapiente, corretto e magnifico dei volumi raggruppati sotto la luce». In questo gioco di forme e di luce, il design si fonde con la materia per creare atmosfera: visione ben incarnata da Flos. Griffata Konstantin Grcic, la lampada da parete estensibile Black Flag sfida la tradizionale concezione della luce, con un design che mescola funzionalità e un’estetica radicale e minimalista. Altrettanto potente, Casting di Vincent Van Duysen si distingue per il design solido e materico, in cui la luce scolpisce lo spazio con rigore architettonico. La versione Casting Concrete, in particolare, è una dichiarazione d’amore a questa estetica: il corpo in cemento presenta una forma semplice e potente, che si integra alla perfezione in ogni ambiente.
Lampada Black Flag by Flos
Anche in elementi apparentemente puramente decorativi come i tappeti, l’aspetto tattile e la matericità emergono come protagonisti, Seguendo una filosofia analoga al Brutalismo, i tappeti Flat Out e Paglietta Cotta di G.T. Design ci dimostrano come il design possa abbracciare questa estetica. Se con la sua trama spessa e la composizione di fibre tecniche Flat Out ci restituisce una sensazione di forza e di genuinità, Paglietta Cotta esprime con l’audace contrasto di materiali tecnici e naturali una bellezza non levigata e una matericità che celebra l’imperfezione. Declinando l’unicità delle loro superfici, entrambi i tappeti amplificano la dimensione tattile e visiva degli spazi, connettendoli direttamente al materiale stesso.
Tappeto Paglietta Cotta by G.T. Design
Chiarezza formale e visibilità della struttura sono i punti cardine del Brutalismo. Valori che ritroviamo negli arredi, equiparabili ad architetture in miniatura. Ne sono esempi emblematici la sedia CH36 e la CH25 Lounge Chair di Carl Hansen & Søn, disegnate da Hans J. Wegner. Con la sua struttura solida, le linee essenziali e l’utilizzo di legno naturale, la CH36 riflette l’estetica brutalista celebrando i materiali autentici e la loro forza espressiva. Anche la CH25 Lounge Chair, con il suo intreccio artigianale e la presenza materica ne richiama la poetica, dove la funzione e l’autenticità dei materiali si fondono in un design senza tempo.
CH25 Lounge Chair by Carl Hansen & Søn
Fra le più emblematiche espressioni del design in tubolare d’acciaio, spiccano le sedute S 32 di Marcel Breuer (1929/1930) e S 43 di Mart Stam (1931) prodotte da Thonet. L’utilizzo innovativo del materiale, unito all’essenzialità della forma e alla solidità della struttura, incarnano impeccabilmente lo stile brutalista. Infatti, evidenziando l’architettura della loro struttura metallica esprimono appieno la potenza dei materiali, senza sovrastrutture, in equilibrio tra funzionalità e purezza formale.
Seduta S 32 by Thonet
Il sistema modulare USM Haller di USM Modular Furniture, che in questo 2025 festeggia 60 anni, rappresenta un altro esempio di come il tubolare e la struttura in metallo possano sprigionare la potenza del design industriale. Modularità e robustezza consentono di creare soluzioni versatili e durevoli, che si distinguono per l’essenzialità delle linee. La struttura metallica, semplice e lineare, celebra sia la purezza delle forme sia la funzionalità del prodotto.
Sistema modulare by USM Modular Furniture
Creando soluzioni dalla spiccata impronta industrial che uniscono funzionalità e design essenziale, Fantin ha sempre fatto del metallo la sua inconfondibile firma. Esempio storico è Uno, disegnato nel 1973 da Dorino Fantin: sistema di scaffalature che combina ganci in lamiera stampata, ripiani solidi e montanti in tubolare quadrato. Nato come scaffale industriale, si è adattato a vari ambienti fino agli spazi retail grazie alla sua facilità di smontaggio e riadattamento. Altro esempio, il programma Frame di Salvatore Indriolo che si distingue per i telai in tubo quadro, sempre visibili e di cui fa parte la celebre cucina workstation Frame Kitchen. Frame propone varie soluzioni, dal tavolo alla cucina, mantenendo il telaio come elemento centrale.
Frame Kitchen by Fantin