Per noi giovinastri milanesi di fine anni 70, inizi 80, il mito da coltivare era unico e assoluto: Londra. Ci impegnavamo allo spasimo per replicare ciò che accadeva nella capitale inglese, spesso con risultati più che dignitosi mescolati ad altri alquanto imbarazzanti.

I Mods si ritrovavano (nel mio caso, ci ritrovavamo) nella centralissima piazza Mercanti e la discoteca di riferimento in Foro Buonaparte era La Luna, poi ribattezzata No Ties. Ottima la convivenza con tribù metropolitane come gli Skinheads, ben rappresentati e non ancora traviati da ideologie nazistoidi; e con gli Ska, vestiti rigorosamente in bianco e nero, che aderivano in maniera fanatica al culto dell’etichetta discografica 2 Tone. I Punk, invece, persistevano stancamente per le vie del centro, mentre i Rockabilly nostalgici di Elvis Presley e della brillantina, nonché la numerosa e rumorosa pattuglia dei Metallari, avevano il loro punto di ritrovo in piazzetta Pattari, davanti a New Kary Dischi. Infine, quelli più imbarazzanti e meno cool: i Paninari che stazionavano davanti a Burghy, in piazza San Babila, vestendo Moncler e calzando Timberland anche con le temperature più torride.

Antirazzisti dalle smaccate simpatie socialiste, i gruppi 2 Tone lasciarono proprio a Milano una traccia indelebile. Se il 9 ottobre 1980 i Madness infiammarono il Palalido freschi di stampa con il singolo The Prince e presentarono l’Lp One Step Beyond, il 15 dicembre i Selecter eseguirono l’album Too Much Pressure al cospetto di un pubblico in delirio. Per gli Specials abbiamo dovuto addirittura aspettare il 2011, precisamente il 22 settembre, dentro un Alcatraz gremitissimo. Serata di quelle indimenticabili, con le prime file presidiate da teenagers che conoscevano a memoria le loro canzoni. Unico neo: l’assenza di Jerry Dammers, fondatore della 2 Tone e degli Specials, che non partecipò a quella comunque fantastica reunion.

Ma cos’è stata la 2 Tone Records? Prendo a prestito le parole di Pauline Black, cantante e leader dei Selecter, estratte da Too Much Too Young (Hellnation Libri, 480 pagine, € 34), il volume magistralmente scritto da Daniel Rachel: «La 2 Tone è stata un incidente di percorso tra la fine del punk e l’inizio del new romantic». Fu allora che bianchi e neri, sul palco, diedero sfogo alla loro creatività fondendo ritmi caraibici, punk, rock, soul e ska facendo cambiare all’etichetta la cultura e insieme l’Inghilterra. Una pattuglia di band : oltre agli Specials, ai Madness e ai Selecter, ricordiamo i Beat, i Bad Manners, i Bodysnatchers, gli Apollinaires, gli Higsons, i Friday Club.

Prima della 2 Tone c’erano la musica bianca, la musica nera ed entrambe non dovevano essere mischiate. Ma poi, per dirla con le parole di Compton Amanor, chitarrista dei Selecter: «Siamo neri e britannici, suoniamo con i bianchi e soprattutto vogliamo restare qui».

Gli Specials, ribattezzati Special AKA, con (Free) Nelson Mandela contribuirono alla liberazione del leader antisegregazionista del Sudafrica, dimostrando che la musica può ottenere risultati straordinari. Il Festival for Freedom fu l’apice della 2 Tone, organizzato da Jerry Dammers il 28 giugno 1986 con una scaletta memorabile che includeva gli Style Council, Elvis Costello e Gil Scott-Heron. Dopo Don’t Let Me Be Misunderstood, eseguita da Costello, Dammers salì sul palco e suonò (Free) Nelson Mandela davanti a una folla oceanica.

Dal 1979 al 1986 un battito d’ali di farfalle, un pugno di grandi canzoni, una storia irripetibile. 2 Tone forever!