Modernisti di tutto il mondo, attempati a causa dello scarso ricambio generazionale ma mai domi, finalmente è giunto a noi Find El Dorado, la diciottesima fatica solista del ModFather per la Parlophone Records, etichetta con la quale aveva già pubblicato 3 dischi – Saturns Pattern, A Kind Revolution e True Meanings – fra il 2015 e il 2019.
Prima di parlarvi delle canzoni, una nota di merito vorrei indirizzarla al fido scudiero di Paul Weller, Steve Cradock, che lo affianca silenziosamente da quasi 30 anni e ormai non è solo una grande chitarra solista ma anche un efficacissimo polistrumentista che si occupa di produzione, arrangiamento e missaggio garantendo a questo album una resa sonora davvero notevole. Insomma, fatte le debite proporzioni Steve Cradock sta a Paul Weller come Tony Visconti stava a David Bowie.
Paul Weller
© Dean Chalkley
Find El Dorado è il suo 2° disco di cover. Nel 2004 era infatti uscito Studio 150, inspiegabilmente bistrattato da critica e pubblico, altalenante sì ma con almeno un paio di gemme: andatevi a recuperare la versione acceleratissima di The Bottle di Gil Scott-Heron e Wishing On A Star dei Rose Royce e poi ditemi se mi sbaglio. Questo lavoro discografico, che Weller considera il suo DNA musicale, raccoglie invece «quei brani che mi porto dietro da anni, che nel corso del tempo hanno assunto nuove forme e ora mi è sembrato giusto condividere con voi».
Strutturato in 3 percorsi musicali – pop, folk e soul – Find El Dorado non ha una sua pietra angolare ma una raccolta di singoli con momenti dimenticabili e altri assolutamente sublimi. Se per quanto riguarda il pop mi sembra giusto partire da I Started A Joke, ossia il brano strappacuore dei Bee Gees, una valanga di zucchero filato con una prestazione vocale all’altezza di un’orchestra sontuosa, per il folk la mia raccomandazione va al pezzo che apre l’album, Handouts In The Rain di Richie Havens (2002), che vede Weller duettare con Declan O’Rourke, il folksinger dublinese titolare nel 2021 di un Arrivals di pregevole fattura, con lo stesso Paul al banco di regia e alla produzione. Altra ballata acustica che vi consiglio è Eldorado, che vede per l’occasione Noel Gallagher alla chitarra, scritta nel 1983 dal nord irlandese Eamon Friel (1949-2019) per il film The Best Man di Joe Mahon.
È però nella sezione soul che il cuore, perlomeno il mio, batte-forte-sempre: per Small Town Talk di Bobbie Charles (1972), fra l’acustico e il funk, che il ModFather riempie di nuova linfa; e per il trittico micidiale d’impronta black dove (finalmente) la presenza dei fiati risulta decisiva: Pinball (1974) del musicista e attore Brian Protheroe, che vede la presenza al sax di Jaco Peake, nel 1992 eroe del Paul Weller Movement; Lawdy Rolla dei francesi Guerrillas (1969) con un sassofono lisergico suonato da Kevin Haynes; Where There’s Smoke, There’s Fire di Willie Griffin (2019), discreto nella versione originale, che Weller rivisita in modo strepitoso ai confini del Nothern Soul. Impossibile riuscire ad ascoltarlo seduti.
55 minuti per 15 canzoni, Find El Dorado è un disco di qualità che non toglie né aggiunge troppo a una carriera che ha visto picchi più elevati, ma che ci riconsegna un Paul Weller in ottima salute da ormai 15 anni. Visto quello che si ascolta in giro, non è poco.