Con molte collane e case editrici nostrane dedite alla musica che a raffica buttano fuori libri spesso scelti e assemblati a caso/casaccio, bisogna proprio dare una speciale nota di merito alla romana Jimenez Edizioni – che negli ultimi 2-3 anni ha fatto un lavoro davvero egregio di traduzione: vedi i volumi dedicati a/di Robbie Robertson (The Band), Alex Chilton (Box Tops, Big Star), Bob Dylan, Robert Foster (Go-Between), Vic Chesnutt & Kristin Hersh e William S. Burroughs. Non ultimo Willy Vlautin, attualmente parte dei Delines e che molti ricorderanno già leader dei Richmond Fontaine fino allo scioglimento nel 2016 del gruppo dell’Oregon (una fra le migliori band nell’interpretare la lezione Uncle Tupelo) – del quale Jimenez nell’ultimo biennio già è stata così coraggiosa di tradurre in italiano ben 2 romanzi: The Free (2014) e Don’t Skip Out On Me/Io sarò qualcuno (2018).
Willy Vlautin
L’intera bibliografia di Vlautin è di ben 5 volumi di narrativa – di cui Motel Life, edito in origine nel 2006, ne è stato il debutto (la nuovissima edizione italiana è tradotta da Gioia Guerzoni). Esordio più che ben accolto dalla critica letteraria d’Oltreoceano e trasposto in un (ottimo) omonimo film nel 2012, diretto dai fratelli Alan & Gabriel Polsky con protagonisti Emile Hirsch, Stephen Dorff, Dakota Fanning e nientemeno che Kris Kristofferson. Insomma, un gran bel curriculum per un musicista prestato alla letteratura (o forse il contrario, chissà…). E letto il libro, si capisce che l’autore è un tipo speciale, bel fiore nato dal grande albero della letteratura d’Oltreatlantico che passa per John Steinbeck, Flannery O’Connor, John Fante, Charles Bukowski, Raymond Carver, Annie Proulx, Larry McMurtry e Sam Shepard – ma che soprattutto fa parte del grande, sconfinato Grande Sogno Americano il quale, inevitabilmente, punta sempre verso Ovest.
Il plot del romanzo è facilmente riassumibile. Frank e Jerry Lee Flannigan sono 2 fratelli che nei primissimi anni 90 vivono un’esistenza misera a Reno, nel Nevada (che, fra l’altro, è il luogo natìo di Vlautin, poi trasferitosi nell’Oregon). Drop out del college, i 2 vivono in stanze di motel a buon mercato, passano di lavoro in lavoretto giusto per mantenersi – e mantenere la loro più grande passione: quella per la bottiglia. Una notte, mentre guida ubriaco dentro una tormenta di neve, Jerry Lee investe e uccide un adolescente in bicicletta. Sebbene l’incidente sia avvenuto per imprudenza del ragazzo, non ci sono testimoni e Jerry Lee è certo che la polizia gli darebbe la colpa. Confessato l’accaduto al fratello, convince Frank a lasciare la città con lui e fuggire nel Montana. Lungo la strada, nel Wyoming, Jerry Lee si divide da Frank e poi brucia l’auto in una foresta isolata nell’Idaho. A quel punto, entrambi tornano separatamente a Reno. La polizia sembra non interessarsi al caso, quindi i 2 fratelli cercano di tornare alla vita di prima.
Willy Vlautin (secondo da sinistra) al tempo dei Richmond Fontaine
Qualcosa, però, è cambiato. Frank rintraccia anche la famiglia dell’adolescente morto e si mette a spiarla fuori casa loro. Jerry Lee, nel frattempo, è consumato dal senso di colpa e tenta il suicidio, sparandosi a una gamba. Sopravvive e viene ricoverato in ospedale, dove la polizia sopraggiunge per interrogarlo, poiché in Idaho è stato rinvenuto il relitto bruciato della sua macchina. A quel punto, di nuovo, Jerry Lee convince Frank a fuggire da Reno. Frank usa le sue vincite alle scommesse (specie quelle dell’incontro Mike Tyson vs Buster Douglas – passato alla storia come la prima sconfitta da professionista di Iron Mike) per acquistare un’auto usata. Lascia 1.000 $ a casa della famiglia dell’adolescente morto, porta Jerry Lee fuori dall’ospedale e si dirige verso la città di Elko, in Nevada, per nascondersi dalla polizia. L’ex ragazza di Frank, Annie, non proprio casualmente vive a Elko e lui spera segretamente di incontrarla. Ma le ferite di Jerry Lee sono tutt’altro che guarite e si ammala rapidamente. Nonostante ciò, incoraggiati da Jerry Lee, Annie e Frank riallacciano lentamente la loro relazione.
Bellissimo il finale, che vede i 2 fratelli teneramente confrontarsi – con Jerry Lee che, agonizzante in ospedale, fa notare a Frank come i suoi racconti abbiano sempre un finale tragico. Commosso dal fratello sofferente, a quel punto Frank cerca di dare sollievo a Jerry Lee con uno dei suoi racconti – nelle intenzioni, per l’occasione, con lieto fine. Lieto fine che Jerry Lee non arriva ad ascoltare, con la morte che sopraggiunge pochi istanti prima. Il tutto, nel più puro stile di molte canzoni di artisti che Willy Vlautin dichiaratamente ammira: da Tom Waits a John Doe (X), da Bruce Springsteen a John Prine, da John Mellencamp a Jay Farrar. Tutto sommato, come lo stesso autore afferma nella postfazione, “Motel Life è più di ogni altra cosa un romanzo sulla nostalgia di casa” – e in effetti, Jerry Lee e Frank sono stati “la casa” uno dell’altro, a ben vedere.
Willy Vlautin (Richmond Fontaine), Motel Life, Jimenez Edizioni, 203 pagine, € 18