Uno fra i gruppi cardine della musica americana degli ultimi 2 decenni abbondanti, dopo 5 anni di silenzio discografico gioca la carta che non ti aspetti: dopo The Waterfall (2015) ecco che all’improvviso Jim James e compagni sfoderano The Waterfall II gettandolo in pasto alla rete quasi 2 mesi prima che sia stampato in vinile e Cd (uscita prevista: 28 agosto 2020). Tempi moderni, forse anche di pandemìa. Qualcosa, però, va meglio spiegato. Il piano originale di The Waterfall era di pubblicare addirittura un triplo disco – salvo poi aver desistito a favore dell’album di un lustro fa nella forma che conosciamo (oggi possiamo dire la giusta metà del triplo preventivato), del resto uno dei più belli fatti dal gruppo del Kentucky.
My Morning Jacket
«Questa è semplicemente la seconda metà di una lunga istantanea di vita per me come scrittore, negli anni che precedono la pubblicazione di The Waterfall – e la vita di noi come band mentre vivevamo e lavoravamo a Stinson Beach, in California, durante queste session di registrazione», racconta James. Senza ritocchi e senza nulla di aggiunto, questo II semplicemente completa il puzzle quasi fosse stato custodito gelosamente nell’ambra. Una specie di salto temporale che chiude il cerchio di un’opera chiaramente ambiziosa, prodotta come sempre dal fido Tucker Martine (Beth Orton, Modest Mouse, Neko Case, Iron & Wine), dove il gruppo è colto, di nuovo parola di James, «ipnotizzato nel fare la stessa, vecchia cosa» – grande musica, aggiungiamo noi. Non vi è una nota né una virgola che in The Waterfall II suoni come uno scarto. Già l’introduttiva Spinning My Wheels, con quel passo obliquo e avvolgente, perfetto Genesis meet Band nel Nuovo Millennio, consegna subito i My Morning Jacket al meglio, come se le costrizioni Covid-19 accidentalmente avessero acceso le trasmissioni con un’altra epoca. Appena dopo, con Still Thinkin’, si è catapultati in un perfetto gioco armonico che ricorda, e pure molto, il miglior Harry Nilsson – pop music per menti assetate di estro. Se Climbing The Ladder ha un bel taglio cosmic country, Feel You riequilibra tutto con un tono introspettivo e psichedelico che viaggia addirittura attraverso onde che richiamano San Francisco, modello Jefferson Airplane.
Jim James
Passata la breve Beautiful Love (Wasn’t Enough), tocchi quasi di musica classica, Magic Bullet è forse il centerpiece all’opera: incedere maniacale degno di Peter Gabriel, Jim James che sfodera maschere vocali a dir poco eccezionali, specie nel falsetto, e avvincenti trame di chitarra come sempre opera di Carl Broemel. L’atmosfera sospesa di Run It trova immediato contraltare con Wasted, riff duro quasi grunge ma anche un outro fastosamente spaced out. Welcome Home è la tipica preghiera acustica in cui James, fuori e dentro i MMJ, è maestro, fra white gospel e il Neil Young più pastorale. Chiude La cascata–parte seconda The First Time, tema solenne, vagamente soul e con Jim James al meglio delle proprie facoltà d’ugola, che qualcuno giustamente ha definito “un’arma impropria”.
The Waterfall II, in definitiva, possiede quella caratteristica che rende uniche le opere migliori della formazione, ossia svelare nuovi mondi come quando si apre il sipario di uno spettacolo che non si sa bene dove andrà a parare – ma si è molto curiosi di vedere. E ascoltati The Waterfall e questo atto 2° (obbligatorio già da ora fare l’ascolto come si trattasse di unicum), la sensazione è che il lavoro fatto abbia una costruzione ben articolata, sappia offrire un climax che regala stupore e, più di ogni altra cosa, come quando si fa il bagno in una cascata con acqua piacevolmente fredda, il tutto sembri davvero un atto purificatorio.