Quando ascolti la musica di Mark Eitzel o dell’American Music Club l’opzione è solo una – amarla, illimitatamente. Anche perché pure negli anfratti più nascosti, segreti e per die hard fan trovi sempre qualcosa che splende di una luce a dir poco seducente. Tipo questo Demos Before Love Songs, che già piace fin del titolo – album di registrazioni perdute e/o casalinghe che Mark vendeva in privato nel 2005 e che scomparve subito dai radar, tanto che molte discografie accreditate o accreditatissime nemmeno lo citano. Eppure, rieccolo a noi – 16 anni dopo che già smuovemmo mari e monti per accaparrarcelo, in quell’epoca dove il mail order prendeva piede e la voglia di non perder nulla dei propri eroi era sovrana.
Mark Eitzel
Nell’attesa che Eitzel dia seguito al magnifico Hey Mr. Ferryman (2017), fra i suoi album più belli in assoluto – Demos Before Love Songs serve ad attutire la fame del Club e affini, tanto più che siamo ben convinti che molti dei fan non ne abbiano mai sentito parlare. Flashback prima metà anni 00. Il nostro travagliato eroe camp di San Francisco aveva da poco pubblicato Love Songs For Patriots (2004) dell’AMC in reunion – pure qui, da notare il delizioso titolo – ma anche giocava in solo con Candy Ass (2005), che però è un’altra storia. È appunto nel periodo (2003-04) pre Songs For Patriots che la luna sempre in mercurio di Mark partorisce il materiale qui dentro raccolto – peraltro, in gran parte di pezzi inediti. Ma, soprattutto, con la bella sorpresa che ad accompagnarlo, fra produzione, chitarra e tasti bianconeri, in una buona fetta del tutto è Jay Bennett, il defunto e travagliato lost Wilco.
Già l’introduttiva Ladies And Gentlemen impone subito quel mood unico del cantautore, un po’ Bel Tim dei giorni nostri – nel senso dei Bei Tim che graziarono gli anni 60, la magica triade Hardin–Buckley–Rose figlia di Fred Neil & Vince Martin: xilofono (o qualcosa che ne riproduce i suoni avvolgenti) a dettare l’atmosfera e canto tuttoanima che è il marchio registrato di casa Eitzel. Malìa immediatamente instaurata, come sololui. Patriot’s Heart è il lato provocatorio del principe AMC, tiro slabbrato vagamente grunge e versi iniziali così unAmerican, tipo “The only thing that made be patriotic were the the stripers/Didn’t look that good but it had an All American smile“. Sublime – umorismo dentato che a noi manda in sollùchero come poco altro fra i suoi contemporanei. A completare la tripletta iniziale, Home: passo dinoccolato come un incontro impossibile fra Paul Westerberg e Jeff Buckley – che, tuttavia, a Eitzel riesce da Dio.
Demos Before Love Songs, quindi, si mantiene su più che buoni livelli con Job To Do e con Bookstore, bei folk per anime gaie ma tutt’altro che sommarie; nonché con demo casalinghi, compresi i titoli del gran trittico iniziale, che già in versione iper-spoglia si mostrano diamanti grezzi pronti per essere lavorati come solo Mark Eitzel sa fare. Menzione speciale per la finto-distratta fotografia del grande candelabro messo in copertina – che, siamo pronti a scommettere, ci pare tanto quello che sovrasta il foyer della magnifica San Francisco Opera House.