Prima parte degli anni 80: nonostante album come il buon The Adventures Of Johnny Cash (1982) che lo riportava a lavorare con il suo vecchio amico epoca Sun Records, Cowboy Jack Clement, e soprattutto lo strepitoso Johnny 99 (1982), quelli non furono tempi floridi per Johnny Cash, commercialmente parlando. Addirittura nel 1982 gli fu rifiutata la pubblicazione di Believe In Him, bellissimo disco a tema secolare prodotto da Marty Stuart (all’epoca compagno con Cindy Cash, figlia di…), poi edito nel 1986 dalla Word Records, un po’ contraltare nashvilliano della nostra Edizioni Paoline.

L’unico sussulto fu l’inizio dell’avventura Highwaymen, il supergruppo con Kris Kristofferson, Waylon Jennings e Willie Nelson – e la Columbia, sebbene sapesse di avere a che fare con una delle grandi icone musicali americane e con uno fra gli artisti che davano lustro all’etichetta (1° disco per la label The Fabulous Johnny Cash, annata 1958), giunse all’impensabile: non rinnovare il contratto all’Uomo in Nero. L’indignazione, a Nashville ma non solo, fu generale. Ma così fu, ossia appena dopo Heroes (1986), album in duo con Waylon, terminò il sodalizio Johnny Cash/Columbia.

Johnny Cash (1932-2003)

A farsi avanti fu la Mercury, con la quale Cash passò tutto il periodo pre Rick Rubin che negli anni 90/00 lo riportò agli onori della critica, dei media e del pubblico – altra storia, però. Complete Mercury Albums 1986-1991boxset di ben 7 Cd (e prezzo abbordabile), ci riporta a quella traversata nel deserto. Epoca buia? Tutt’altro, i veri amanti di Cash qui hanno modo di scoprire o di riscoprire dischi assolutamente di valore, lavori che con il tempo non hanno fatto altro che prendere gusto, colore e corpo. Fate girare nel player questo cofanetto per capire perché.

Il 1° lavoro in cui ci si imbatte è Class Of ’55/Memphis Rock & Roll Homecoming (1986), condiviso con Roy Orbison, Carl Perkins e Jerry Lee Lewis. L’idea per l’album fu semplice: nel 1986 iniziò proprio la Rock & Roll Hall Of Fame, nella cui prima edizione furono celebrati e accolti nella hall alcuni ”padri fondatori” (Orbison e Perkins saranno ammessi nel 1987, mentre Cash solo nel 1992), naturalmente Elvis Presley, Little Richard, Chuck Berry, Ray Charles, Everly Brothers, Buddy Holly, James Brown, Sam Cooke, Fats Domino e Lewis. Quello che ne risulta è un disco che rinverdisce i fasti del leggendario Million Dollar Quartet, per ovvie ragioni con Orbison al posto di Presley e forte di una produzione assolutamente perfetta di Chips Moman (produttore-istituzione laggiù, nel Profondo Sud). Tolto che forse il capolavoro del tutto è Coming Home nelle mani di Roy, Johnny fa il proprio figurone dove mette mano e voce: vedi il rockabilly flemmatico I Will Rock And Roll With You e il lento soul tutto pathos We Remember The King, che come suggerisce il titolo è una peàna dedicata a Elvis. Il finale corale Big Train (From Memphis), scritto da John Fogerty e con proprio l’ex Credence Clearwater Revival in session, porta dritto dove il mito iniziò, festa che coinvolge qualche luminare come Sam Philips, June Carter Cash, Dave Edmunds, le Judds, Rick Nelson, Cowboy Jack Clement, Marty Stuart, Reggie Young e Bob Wootton. Per chi ama il puro rock & roll, un godimento.

Dopo la rimpatriata, Johnny Cash Is Coming To Town (1987) è il lavoro che apre davvero le danze alla Mercury. Tutto è al posto giusto: Clement è di nuovo assoldato come produttore (chi ricorda la scena di Rattle And Hum, il film dei U2 anno 1988, quando il Cowboy apre le porte della Sun Records e trovandosi davanti Bono Vox & Co esclama «…e voi chi Diavolo siete??!?». Esilarante…), non manca il fido Stuart, il suono è puro boom chicka boom tirato a lucido e JC è carismatico più che mai. Si capisce immediatamente che il disco è speciale già con l’opener The Big Light, gioiello di Elvis Costello (poco prima l’aveva immortalato in King Of America, 1986), che nelle mani di JC diviene una specie di rockabilly-musical che subito travolge e convince. Interessante notare come già nel 1983 Johnny ed Elvis scrissero un brano insieme, If You Love Me, per molto tempo rimasto inedito ma alla fine ripreso da Costello nel recente Ep Purse (2019). Dopodiché la pesca è di quelle importanti, che riempiono le reti: vedi The Ballad Of Barbara, ripescata da The Last Gunfighter (1977), che da agreste che era 10 anni prima qui prende corpo con una produzione piena; vedi la strepitosa Let Him Roll di Guy Clark, che sebbene il trattamento Cash sia chiaro non perde nulla della poesia del texano; vedi, sempre di Clark, tra il serio e il faceto Heavy Metal (Don’t Mean Rock And Roll To Me), che Johnny fa sua con un ghigno sornione (Guy la incise solo l’anno seguente); vedi il vaudeville country W Lee O’Daniel (& The Light Crust Dough Boys), una di quelle cose con il Diavolo alle calcagna che solo JC sapeva pennellare; vedi Sixteen Tons di Tennessee Ernie Ford, infilata come un guanto; vedi la sarcastica I’d Rather Have You, per l’occasione unico pezzo scritto dall’artista; vedi la trionfale e climax del lavoro The Night Hank Williams Came To Town, ospite brother Waylon, una delle performance più belle del Cash anni 80.

Cash con Bono Vox, Adam Clayton e Cowboy Jack Clement…

Il 1988 offre doppia razione. In concomitanza alla terza Rock & Roll Hall Of Fame esce Classic Cash/Hall Of Fame Series, ossia 20 brani iper classici del repertorio Cash incisi ex novo: Folsom Prison Blues, Ring Of Fire, Don’t Take Your Guns To Town, I Walk The Line, Guess Things Happen That Way, Sunday Mornin’ Comin’ Down, The Ballad Of Ira Hayes, Get Rhythm, Cry! Cry! Cry!, Home Of The Blues e via via tutto quanto si può immaginare. A rendere interessante Classic Cash in Complete Mercury Albums è che qui si trova anche la versione Early Mix, sollevata di qualche preziosismo tecnico riposto in quella uscita all’epoca – e con i fidi Earl P. Ball (piano), Bob Wootton (chitarra) e W.S. Holland (batteria), ossia i Tennessee Three, ancor più brillanti nel ripresentare il loro classico sound. Ma il 1988 è, anzitutto, Water From The Wells Of Home, disco ancora con Clement dietro la consolle e con Stuart sempre lì a fare il jolly-delle-corde – altro lavoro godibilissimo, pieno di ospiti di grido e con punte davvero degne di nota. Prima di tutto bisogna segnalare New Moon Over Jamaica, scritta con Paul McCartney (per tanti anni Johnny e Macca sono stati vicini di casa quando svacanzavano in Giamaica), dove pure l’ex Beatle canta e suona (tranquilli, non manca neppure Linda…): ballata acustica, fisarmonica che guida le danze, i 2 che magnificano le bellezze dell’isola caraibica e tutta una serie di amici che li seguono in coro. Una perla, allora come oggi. Parlando di perle, non sfugga nemmeno The Last Of The Drifters di/con Tom T. Hall, decano songwriter di Nashville, che i 2 mettono in vetrina a caro prezzo – come si deve fare con i monili più preziosi. Ma un po’ tutto l’album che è un riuscitissimo “party per l’anima”: tipo quando in As Long As I Live fanno capolino Emmylou Harris e Waylon; in Ballad Of A Teenage Queen (scritta nei 50s dal Cowboy) tocca alla figlia Rosanna Cash e ai vecchi amici Everly Brothers; in Where Did We Go Right le effusioni con la moglie June Carter sono irresistibili; e nel magnifico country-folk molto western A Croft In Clachan (The Ballad Of Rob MacDunn) l’incontro è con un altro mostro sacro, Glen Campbell.

Il songwriter statunitense e la moglie June Carter con Paul e Linda McCartney

1990 e tocca a Boom Chicka Boom, disco meno “colorato” del precedente – anzi, è un Cash dal piglio quasi austero, iniziando dalla scelta dei brani altrui interpretati: Hidden Shame, nuovo dono di Elvis Costello (MacManus se ne riapproprierà un paio di decenni dopo in Secret, Profane & Sugarcane, nel 2009), a nostro avviso una fra le canzoni più belle post Attractions dell’artista inglese, calzata da Cash come si fa con le cose importanti; Veteran’s Day di Tom Russell, all’epoca colpevolmente rilegata solo all’edizione europea dell’album, oro per l’ugola di Johnny, sempre sensibile a certi temi riguardanti “gli ultimi”, “gli abbandonati”, “i reietti”; Harley, strepitosa ballata di frontiera e testo degno dei migliori Bruce Springsteen/John Prine/John Mellencamp offerta dal grande Michael Martin Murphey; Cat’s In The Cradle, vecchio classico anni 70 del folksinger newyorchese Harry Chapin, che qui sboccia con pollini che più Cash non si potrebbe. Ben 3 i pezzi scritti in proprio: lo splendido Don’t Go Near The Water, brano già inciso lustri addietro in Ragged Old Flag (1974); Farmer’s Almanac, bella filastrocca per bambini che in mano a Johnny suona sacravera; I Love You, I Love You, bel racconto di amore e devozione nell’America profonda. Doveroso segnalare la produzione di Bob Moore, nome-garanzia che già partecipò a innumerevoli registrazioni di Presley e di Orbison, che in tutto Boom Chicka Boom fa un lavoro più che certosino.

Gli anni Mercury si chiudono con The Mystery Of Life (1991), con Clement di nuovo chiamato a produrre – e che, all’incirca, segue l’impronta del precedente in quanto a mood, sebbene il tutto sia più un patchwork di registrazioni risalenti anche ad anni prima. Senza dubbio meritano una menzione proprio The Mystery Of Life, bel valzer old time con in primo piano una fisarmonica; l’incalzante The Greatest Cowboy Of Them All, country-gospel dedicato al Redentore; la languida I’ll Go Somewhere And Sing My Songs Again, dove di nuovo troviamo a duettare l’autore del brano, Tom T. Hall; naturalmente anche Wanted Man, scritto con Bob Dylan e immortalato in Live At San Quentin (1969) – qui, si evince, è la prima (e unica) versione in studio by Johnny del leggendario brano, se si escludono gli sketch emersi nel dylaniano Travelin’ Thru (2019); The Hobo Song di John Prine, resa come una campfire song, massiccio coro d’ordinanza incluso; Angel And The Badman, perfetta folk tale degna del miglior Cash cantautore; Beans For Breakfast, toccante (ma pure divertito) racconto della vita contadina passata molti anni prima nel natìo Arkansas; fino a I’m An Easy Rider, perfetto rock chicka roll boom che Johnny si scrive & ritaglia su misura. Qui, contrariamente alla canzone di Russell aggiunta all’album precedente, tuttavia non si capisce molto l’aggiunta come bonus track di The Wanderer, in altre parole il colpo di genio che i U2 ebbero all’epoca di Zooropa (1993) di far cantare il brano al Man In Black (numero usato benissimo anche da Wim Wenders nel film Faraway, So Close!/Così lontano così vicino): bello, bellissimo ma con The Mystery Of Life, semplicemente, non ha nulla a che vedere. A proposito di misteri, quelli della discografia sono molti… il godimento di ascoltare tutto Complete Mercury Albums 1986-1991 resta comunque molto!