Vi fosse stato in vita ancora Fred “Sonic” Smith, defunto marito di Patti Smith ma sopratutto fondatore sia dei MC5 sia della Sonic’s Rendezvous Band, ed egli avesse partecipato a questo disco, potevamo essere di fronte al trionfo della chitarra made in Detroit. Magari con l’apporto di un altro caro estinto, Ron Asheton  (Stooges). Ma ci accontentiamo lo stesso, poiché James Williamson (Stooges) e Deniz Tek (Radio Birdman, New Race) sono davvero i baluardi definitivi della chitarra nel nome del punk rock – tanto che molti, e noi siamo assai affascinati da questa tesi, saltano a piè pari Londra-New York-Manchester-Los Angeles e individuano in Motor City il vero alveolo del punk.

Deniz Tek e James Williamson

Storie diverse, quelle di Williamson e di Tek, ma in qualche modo parallele. Il 1° dopo la grandissima musica creata con Stooges/Iggy Pop ha piantato lì e si è dato all’informatica tanto da trasferirsi a Silicon Valley, salvo poi riunirsi ai vecchi compagni Fantocci, sia live dal 2009 sia con il bellissimo Ready To Die (2013), nonché regalare 2 album solisti di buonissimo livello come l’all stars Re-Licked (2014) e Behind The Shade (2018), quest’ultimo condiviso con Petra Haden (fra l’altro, figlia del defunto jazzman Charlie Haden). Tek, invece, tra Australia e USA ha attraversato il rock and roll dei bassifondi come il più duro & puro dei soldati, preso dai Birdman e da 1.000 altri progetti.

Per farla breve, visto che il family tree qui è sconfinato, nel 2017 i 2 si sono ritrovati a incrociare le chitarre con l’Ep Acoustic K.O., gran bel cotillon unplugged di 4 vecchi brani sia degli Stooges sia dell’era Kill City (1977), l’imperdibile disco semi-ufficiale in duo di Williamson con Iggy Pop inciso nel 1975. Il salto verso l’elettrico, con 2 così, è naturale – ed ecco, nuovo di pacca, Two To One. Com’è facile immaginare, il lavoro è uno showcase di chitarre incandescenti nel nome del punk’n’roll primigenio, dove la rincorsa è quella ai tempi stringati e al riff perfetto. E con 2 così, non si sbaglia.

Tolti un paio di filler un po’ troppo triti e ritriti (Good As Gone, Take A Good Look Around), l’album funziona bene proprio perché senza pretese – anche perché la coppia è sicura padrona di un sound che ha fatto la storia. Prendiamo Stable, forse il pezzo migliore dei 10 (cui aggiungere una bonus track): roba muscolare giusto in bilico fra Stooges e Birdman, con tanto di breve stacco a metà che più I Wanna Be Your Dog di così si muore – roba che piace, e pure molto, a quelli innamorati della bottom line, del rock and roll basico. Stesso discorso vale per altri numeri in parata: vedi Jet Pack Nightmare, che sembra chiamare all’appello il già citato Smith; No Dreams, insidiosa come un cobra che ti passa accanto; Climate Change, potentissima protest song; fino alla bellissima ballad Small Change, con chitarre elettriche e acustiche in bella vista sopra un beat severo e innesti di armonica, roba che quasi sembra repertorio Tom Petty & The Heartbreakers primi anni 80.

Adesso vi è solo di sperare che Iggy Pop e Scott Morgan (Sonic’s Rendezvous Band, Rationals), l’altro grande cantante made in Detroit, facciano un bel disco in duo – magari con materiale Motown, John Lee Hooker e Aretha Franklin all’insegna di Motor CityFantarock? Beh, i 2 sono vivi, vegeti e ancora in piena attività. E sognare non è mai proibito.