Ramp dei Giant Sand è uno di quei dischi che escono al momento giusto, nel proprio piccolo diventano memorabili e, come si dice in questi casi, ascoltandolo vi si lascia anima e sangue. 3 decenni dopo, è meglio fare un po’ di rapida mente locale: l’America nei primi anni 90 era una polveriera, con i Guns N’ Roses e i Jane’s Addiction riscossa rock che dettavano legge in classifica; con il grunge già lì quanto pronto a esplodere con i Nirvana e, altrettanto, con molta alternative music dagli X in giù che aveva aperto la strada, vedi Hüsker Dü & derivati, R.E.M., Meat Puppets, Replacements, Minutemen/fIREHOSE, Screaming Trees, Mazzy Star, Thin White Rope, Soundgarden e tanto altro. Ed è in quel panorama che Howe Gelb guida la sua ciurma sempre mutante, Capitano Achab dalla polverosa Tucson, Arizona che è immancabilmente andato controcorrente – prendendo spesso onde stravaganti, pindariche.
Giant Sand con Victoria Williams
Difficile scegliere nella gigantografia Howe/Sand (senza scordare OP8, Band Of Blacky Ranchette e Arizona Amp & Alternator) – ma limitandoci al gruppo madre, il core business della passione ci fa amare più di tutti The Love Songs (1988), Swerve (1990), Stromausfall (1993), Glum (1994) e, probabilmente lassù in cima a tutto, Chore Of Enchantment (2000). Naturalmente Ramp fa parte del lotto, della crema Sand fino alla soglia del Nuovo Millennio, anche perché, al di là della bellezza dell’album, il lavoro è quello della svolta, quello che li fa diventare adulti, da birichini junior che erano negli anni 80. Non solo: Ramp è anche quello che stabilizza la line up del gruppo, con la sezione ritmica composta da Joey Burns e John Convertino (duo che poi diverrà celebre come Calexico); nonché quello che come elementi aggiunti vanta Victoria Williams (a cavallo dei 2 decenni una tra le cantautrici americane “con un grande futuro”, accanto a Suzanne Vega, Tracy Chapman e Michele Shocked) e Rainer Ptacek, fratello-di-spirito di Howe che qualche anno dopo se ne è andato troppo presto lasciando un grande vuoto anche in personaggi insospettabili quali Robert Plant, che con Gelb fu il motore di un bellissimo disco-tributo all’artista tedesco-ceco-americano (The Inner Flame, 1997).
Howe Gelb e Rainer Ptacek
Rimettere su Ramp 29 anni dopo, come offre di fare questa nuovissima deluxe edition, è in tutto e per tutto un tuffo al cuore. L’album non ha perso un’oncia della propria forza; anzi, come il buon vino, con il tempo è solo migliorato. Chi scrive, ancora imberbe adolescente, lo comprò praticamente in diretta e, scavando oggi nella memoria, l’impressione che ne trasse all’epoca fu probabilmente una domanda-esclamazione tipo: cosa diavolo è ‘sta roba?! Beh, ‘sta roba, oltre che clamorosa, ieri come oggi o domani, è un capolavoro di desert rock meets grunge, uno dei grandi dischi di quello snodo incredibilmente fertile che fu il lasso 1989-93.
I pezzi dove compare la Williams sono uno più bello dell’altro, iniziando da Romance Of Falling, potentissimo manifesto grunge con tocchi Lee Hazlewood & Nancy Sinatra; per non parlare di come i 2 si rincorrano fra cactus & buffate-di-vento nell’elettroacustica Wonder; oppure nella meravigliosa Seldom Matters che se la gioca fra Neil Young e Hank Williams ma inventando nuovi scenari. Al di là della Williams, Ramp continua lanciato come un treno nei grandi spazi – perché è veramente impossibile non rimanere frastornati al cospetto di Warm Storm, turbinìo elettrico con incastonato squisito stacco di dobro chez Rainer che in un’ideale compilation merita di essere ricordato come fra i migliori pezzi grunge di sempre (e dove fa capolino la voce dell’ex Go-Go’s Paula Jean Brown, all’epoca moglie di Gelb); di Neon Filler, pepita cantautorale sui generis fra le più belle che la mente tutta genio & sregolatezza di Howe Gelb abbia partorito nella sua lunga carriera (anche qui non manca la voce della Brown); di Nowhere e Welcome To My World, dove trova spazio l’ugola del vecchio country singer di frontiera e mentore Pappy Allen; o di Always Horses Coming, intro & stacchi Black Sabbath, distorsioni eco dei Nirvana ma nel midollo un pezzo che più Sand di così si muore.
La copertina originale di Ramp
Deluxe Edition – ossia 1 Cd extra live-in-the-studio dov’è riportata una gran performance del trio Gelb-Burns-Convertino il 30 gennaio 1991 ai Mad Dog Studios di Venice Beach, California. Il tutto suona adorabile, a cominciare dal jazz noise di Back To The Black And Grey; dalla divagazione al piano Tom Waits-Hoagy Carmichael con la molto ai margini della notte Bible Black, Book II; dai suoni pesanti e angolari di Trickle Down System ma anche di Shadow To You; fino al trionfale groove grunge n’ funk di Can’t Find Love, uno dei numeri cardine di Swerve, dove sogno & gloria che è la musica Giant Sand/Howe Gelb semplicemente non conosce confini. E tutto Ramp, in fondo, è proprio un biglietto senza ritorno nella landa oltre la frontiera – dove si trova la Sabbia Gigante.