Insieme a P.F.M., Area e Le Orme, il Banco del Mutuo Soccorso è l’esempio più rappresentativo e noto, anche all’estero, di rock progressivo italiano. Pensando a loro non può non riaffiorarci alla mente il grande frontman Francesco Di Giacomo (1947-2014), giacchè il suo è stato un “andare contro” particolare e fortemente sarcastico. Lo si comprende sin dalle prime battute di Non mi rompete, la canzone di protesta tratta dall’album Io sono nato libero (1973):

 (“Non mi svegliate ve ne prego/Ma lasciate che io dorma questo sonno,/Sia tranquillo da bambino/Sia che puzzi del russare da ubriaco”)

Evitate di svegliarmi. Evitate anche solo per un attimo di rincorrermi e lasciatemi sognare. Lasciatemi in pace a “volare” e a vivere le mie storie. Perchè svegliare un individuo per catapultarlo in una realtà fatta di guerre, malignità, egoismi? Non fatemi pensare a quel conto in banca prediletto dai potenti e a quel Sistema marcio (che già presagiva un disastro epocale). Io sono contro il Sistema. Lasciatemi stare, non voglio più scocciature. Lasciatemi in pace!

(“Non mi svegliate ve ne prego/Ma lasciate che io dorma questo sonno/C’è ancora tempo per il giorno/Quando gli occhi si imbevono di pianto/I miei occhi…di pianto”)

Dalle tribolazioni della vita reale al fantastico mondo dei sogni (favole annesse) preconizzato da Morfeo. Signore e signori ecco la grande, grandissima balena bianca che i “sognatori” immaginavano libera di sfuggire da chi, senza sosta, tentava di farla sparire per sempre. Stiamo parlando dell’angelo bianco del mare, il messaggero di pace chiamato Moby Dick (dall’album Banco, 1983):

(“Grande Moby Dick, dove saranno tutti gli amanti che hai/Dolce Moby Dick, nessuno ti ha baciata mai/Grande Moby Dick, regina madre segui le stelle che sai/Non fidarti della croce del sud, la caccia non finisce mai”)

Una maestosa balena bianca, la più bella di tutte, che accende grande ammirazione ma è preda ambita da tanti, troppi. Non potrà mai stare tranquilla, poiché coloro che l’hanno cacciata continueranno a farlo senza mai fermarsi. Chi si imbatterà nel suo inseguimento, sarà comunque destinato a “impazzire dietro a lei”: perché sarà tale l’abilità e l’astuzia di Moby Dick da farle raggiungere ogni destinazione…

(“Grande Moby Dick, regina madre segui le stelle che sai/Non fidarti della croce del sud, la caccia non finisce mai/Dormi Moby Dick, spegni le ali e dormi sicura se vuoi/Tanto i cavalieri del Santo Graal, non ti raggiungeranno mai/E vola via sopra un vascello fantasma/E vola via verso una terra promessa”)

Nella realtà, purtroppo, non tutti hanno la sua forza e la sua capacità di sfuggire alle malignità. Non sempre c’è un lieto fine: spesso la vita non ci lascia scampo, e allora per sopravvivere dobbiamo scendere a compromessi per nascondere, magari, la nostra vera natura.

È ciò che deve aver pensato Francesco Di Giacomo scrivendo Paolo Pa (da Urgentissimo, 1980, in collaborazione con Gianni e Vittorio Nocenzi). Brano intenso, che a quei tempi non mancò di toccare i sentimenti e di scioccare i benpensanti: perché il Paolo in questione è un omosessuale soffocato da un microcosmo dove invidia e chiacchiericcio la fanno da padroni. E allora non gli rimane che evadere da quella prigione per essere finalmente libero di amare…

(“Paolo, Paolo Pa, Paolo maledetto/Ma perché non l’hai, perché non l’hai detto [….] È difficile da noi in periferia/Qui la gente non capisce e fa la spia/Più discreta, più eccitante è la città/Puoi fare una pazzia”)

Più è grande una città, più dovrebbero essere rispettate le diversità. È lì, quindi, che Paolo può cercare quelle emozioni e quell’amore che gli consentiranno di coronare il suo sogno… Ma come andrà a finire? Non è ben chiaro. Quel che sappiamo (onore al Banco per aver portato avanti questo messaggio) è che Paolo ha il diritto di amare e noi il dovere di rispettare le sue decisioni e quelle degli altri “Paolo” che dovesse capitarci di incontrare nel nostro cammino.

Mi sembra infine doveroso citare Transiberiana (2019), l’ultimo capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso. Anche se senza Francesco è difficile pensare a loro con lo stesso ardore si rimane sorpresi nell’ascoltarli, animati come sono dalla grinta di sempre. E allora ringrazio Vittorio Nocenzi, Filippo Marcheggiani, Nicola Di Già, Fabio Moresco, Marco Capozi, Tony D’Alessio e chi non c’è più ma vivrà in noi per sempre.