Quella di Edwyn Collins che arriva oggi – dopo quasi 45 anni di carriera – al nuovo approdo di Badbea, è una storia di musica e di dischi complessa ma che è fra il meglio offerto dalla musica anglosassone in tutti questi decenni. Gli amori giovanili mai sopiti per Iggy Pop, David Bowie e Bryan Ferry; il punk e la new wave lì, come stigmate; e ancora: gli Orange Juice, il suo gruppo Anni ‘80 che fu il “missing link” fra il Celt-soul dei Dexys Midnight Runners (senza dubbio più soul che Celt gli OJ, in verità) e il pop lunare degli amici-nemici Smiths (qualcuno rammenta la stupenda I Guess I’m Just A Little Too Sensitive dedicata a Morrissey? Se no, rimediare…); la carriera solista con apice commerciale e forse anche artistico di un album come Gorgeous George (1994) con il singolo tormentone A Girl Like You (la domanda di chi all’epoca non troppo esperto, era sempre «ma è il nuovo disco dell’Iguana?»); le collaborazioni con il suo fraterno amico Roddy Frame (Aztec Camera), fino al buio di un aneurisma che nel 2005 l’ha portato praticamente di là e che poi lo ha restituito di qui malconcio ma non domo, come raccontato perfettamente dallo stupendo, toccante docufilm The Possibility Are Endless (2014), “must watch” per tutti gli amanti della musica ma anche del cinema.

Dal brutto colpo che lo ha segnato, Badbea è il 4° disco di una serie che davvero ha del sorprendente per tempra e qualità artistica; e anzi, con queste nuove 12 canzoni Mr. Succo d’Arancia pare proprio superarsi. Gli scozzesi, si sa, sono gente che alla musica ha dato tantissimo: dalla Incredible String Band, ai Primal Scream; da Bert Jansch (Pentangle), alla Frankie Miller Band; da John Martyn, a Rod The Mod; da Donovan, a Dick Gaughan; dagli Stone The Crows, fino ai Waterboys. Sicchè Edwyn Collins rientra appieno nel gotha di quella music royalty. Qui, peraltro, c’è un pezzo che spiega tutto molto bene: From Glasgow To London, euforico viaggio “by train” fra le 2 città che è forse un’escursione più della memoria che fisica, con i ricordi che rimestano entusiasmo e nostalgia.

Badbea regala un po’ tutto quello che abbiamo sempre adorato dell’artista, capace di farsela con gli Stooges in Tensions Rising (quel sax birichino ferro e ruggine odora di Steve Mackay, vero?); di qualcosa d’epico fra Motown e Dexys, sia in It’s All About You sia in Sparks The Spark; di Beauty, disarmante ninna-nanna acustica con eco dylaniano; di beat angolare, in I Want You, saturo di wall of sound molto David Bowie. Il tutto sigillato con il brano guida posto in chiusura di parata, lento sognante che lascia un sottile senso d’angoscia. Un’ansia che però non guarda al buio bensì alla luce: quella che, nonostante il destino carogna, ieri come oggi illumina sempre Edwyn Collins.